MilanoChe quando si parla di Eni i numeri siano sempre rilevanti è inevitabile. Ma la cifra che compare nell’atto finale della nuova indagine della Procura milanese sul gruppo del cane a sei zampe fa comunque impressione: 1,7 miliardi di euro che sarebbero stati sottratti al fisco, attraverso la sottofatturazione del gas naturale venduto tra il 2003 e il 2008. Secondo quanto ha sempre affermato Eni, una disparità tra quanto rilevato dai contatori e la quantità di gas effettivamente erogato è inevitabile e fisologica, a causa dei margini di errore dei meccanismi di misurazione. Ma nelle carte dell’indagine la quantità di merce «sfuggita» alla misurazione è imponente: il documento firmato dal pm Letizia Mannella e dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo parla di oltre dieci miliardi di metri cubi. Che, secondo i calcoli della Procura, significano per l'appunto un miliardo e settecento milioni di accise (ovvero di tasse) non versate.
Nove i nomi di esponenti della divisione Gas & Power di Eni i cui nomi compaiono nell’avviso di chiusura delle indagini notificato nel tardo pomeriggio di ieri dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza milanese. In testa all’elenco il nome di un manager che nel frattempo ha lasciato il gruppo: si tratta di Luciano Sgubini, 65 anni, già capo della divisone Gas & Power, passato come senior advisor alla concorrenza, ovvero al settore Sviluppo idrocarburi di Edison. Con la stessa accusa viene indagato il suo successore Domenico Dispenza, 64 anni. E insieme ai top manager finiscono sotto tiro sette funzionari incaricati della certificazione delle quantità di gas cedute. A tutti e nove, la Procura contesta di «non aver fornito all’Amministrazione finanziaria tutti gli elementi informativi necessari per la corretta determinazione del debito d’imposta»: sono tutti indagati per il reato di «sottrazione fraudolenta all’accertamento», previsto dal decreto 504/1995.
L’inchiesta di cui da ieri si apprende l’esistenza è la costola di una indagine in corso da tempo da parte del pm Mannella sulla fedeltà dei contatori di Eni: in questo ambito in marzo la Procura aveva già chiesto di portare a giudizio alcuni ex dirigenti di Snam Rete Gas e delle compagnie straniere Greenstream e la Transmediterranean Pipelipe Company, mentre era stata chiesta l’archiviazione del procedimento a carico di altri manager, tra cui l’ad di Eni, Paolo Scaroni.
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