Ennesimo tributo a sorpresa: colpite le donazioni

Prevista un’aliquota del 7% sulle somme superiori a 180mila euro negli atti di liberalità fra parenti in caso di mancata registrazione

da Roma

Il fisco colpirà anche le donazioni che i genitori fanno ai figli, magari per ripianare i loro debiti, quando non vengono registrate dal notaio. Mentre i senatori alle prese con la Finanziaria 2006 discutono se estendere la franchigia sulle successioni fissata in un milione di euro, oltre che ai parenti in linea diretta, anche ai fratelli, il decreto fiscale approvato in autunno è entrato in vigore, con novità rilevanti e inattese per quanto riguarda il regime fiscale che si applica alle donazioni.
A scovare la novità, passata sotto silenzio quando la manovra d’autunno è stata approvata, è stato il quotidiano economico Sole-24 Ore che è andato a fare le pulci al decreto 262 del 2006, e alla legge di conversione scoprendo che con la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale rientrerà in vigore la tassazione delle donazioni indirette.
In altre parole si tratta di quei casi in cui, spiega il dorso Norme e tributi del quotidiano economico, «si verifica un arricchimento del beneficiario in correlazione a un connesso impoverimento del disponente». Si tratta dello «schema tipico della donazione vera e propria» perché non viene ufficializzata attraverso un atto notarile. L’esempio più semplice, che è anche quello più frequente, è appunto quello del padre che paga il debito di un figlio e rinuncia alla rivalsa. Un tipo di donazione che negli ultimi anni non era più tassata, ma che d’ora in poi sarà assoggettata a tre aliquote. Anche se non è chiaro a quanto ammonteranno.
Secondo la vecchia legge che ritorna in vigore le alternative che rimangono al contribuente sono o di sottoporsi volontariamente la donazione indiretta a tassazione con aliquote del 3, del 5 e del 7 per cento per valori che superano la soglia di poco più di 180mila euro (350 milioni di vecchie lire). Oppure di subire una tassazione del 7 per cento, nel caso in cui non registri la donazione.
Il caso classico è quando nel corso di accertamenti emergono delle somme che il fisco presume non siano state dichiarate e il contribuente sostiene di averle avute in donazione. Ma la vecchia legge pone diversi problemi di tipo normativo, visto che il decreto riporta in vigore delle aliquote (3, 6 e 7 per cento) e una franchigia (350 milioni di lire) diverse dalle nuove aliquote (4, 6 e 8 per cento) e dalla nuova franchigia (un milione di euro quando si tratta di coniugi o parenti in linea diretta).

Possibile che alla fine - ipotizza il Sole-24 Ore - si decida di applicare alle donazioni indirette le stesse nuove aliquote e la stessa franchigia delle donazioni registrate. Ma in questo caso, ci rimetterà ancora una volta il contribuente, visto che l’aliquota massima (8 per cento) è di un punto percentuale più alta rispetto alla precedente (7 per cento).

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