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L'algoritmo in cortocircuito: per punire i post fascisti censura gli antifascisti

L'algoritmo di Facebook non fa sconti: se citi Mussolini, anche se sei antifascista, vieni sospeso dalla piattaforma. Ora anche a sinistra ci si accorge dei limiti degli algoritmi social

L'algoritmo in cortocircuito: per punire i post fascisti censura gli antifascisti

Negli ultimi anni, la sinistra è diventata il nemico giurato del "free speech "sui social media. Ha invocato a più riprese la censura ai danni degli avversari politici, oltre ad aver appoggiato la decisione di estromettere l'ex presidente Usa Donald Trump da Twitter e Facebook. Con la scusa di limitare le "fake news", ha chiesto ai giganti di Big Tech di predisporre degli "algoritmi" che facessero il lavoro sporco di censurare e bloccare i contenuti "scomodi", finendo per penalizzare le opinioni dei conservatori. Quando, in tempi non sospetti, qualcuno ha fatto notare come gli algoritmi rappresentassero un pericolo per la libertà d'espressione e opinione garantita dalle costituzioni occidentali, i progressisti hanno risposto in coro che i giganti social sono di "proprietà privata" e possono fare tutto ciò che vogliono, salvo poi ricredersi quando Elon Musk ha acquistato Twitter. Ebbene ora qualcuno, anche a sinistra, si accorge finalmente che gli algoritmi non riescono e - non potranno mai - scindere ciò che è vero da ciò che è falso, ciò che è realmente "pericoloso" e offensivo da contenuti del tutto innocui. Limiti della tecnoscienza alla quale la sinistra si è pienamente inchinata.

Lo sfogo dello scittore Ballardini

Come riportato da Libero, sul suo blog sul fattoquotidiano.it, Bruno Ballardini, scrittore ed esperto di comunicazione, ha messo in evidenza questo palese cortocircuito. "Gli algoritmi di Facebook", ha spiegato, "non fanno distinzione fra un nudo artistico e una foto porno, tra una citazione virgolettata di un autore e un'affermazione fatta da chi scrive un post. Il mio amico Davide Franco Jabes, autore di un importante saggio su Hitler per i tipi di Solferino, ha pubblicato sul suo profilo la copertina per promuovere il libro e si è visto bloccare istantaneamente l'account per 30 giorni per "incitamento all'odio". Troppo ridicolo". Davide Franco Jabes è autore di "Il leader. Adolf Hitler: la manipolazione, il consenso,il potere", saggio decisamente critito nei confronti del dittatore tedesco e tutto fuorché un manifesto di apologia del nazismo. Eppure, questo non basta: per il freddo algoritmo di Facebook questo elemento fondamentale non ha alcuna importanza. Citi il fascismo? Devi essere censurato. Così vuole la cancel culture, no?

Il test: "L'algoritmo non fa sconti"

Lo stesso Ballardini ha dunque provato a testare il medesimo algoritmo. Risultato? Censurato pure lui, senza possibilità di fornire spiegazioni alla piattaforma social. "Io stesso ho postato una citazione per animare un dibattito. Diceva: 'Io non ho creato il fascismo, l’ho tratto dall’inconscio degli italiani', firmato Benito Mussolini. Ebbene, gli algoritmi l’hanno interpretata come apologia di fascismo e anche il mio account è stato bloccato per un mese". Nonostante i tentativi di spiegare alla piattaforma il "malinteso", non c'è stato nulla da fare: "Inutile mandare segnalazioni all’assistenza: semplicemente,il sistema non concede appello, non c’è modo di spiegare il vero senso di un post che peraltro non aveva ricevuto nessuna contestazione umana".

Come si dice? Chi si censura ferisce, di censura perisce.

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