
L’11 novembre 2011 è una data scolpita nella lunga storia dei videogiochi. Quel giorno uscì The Elder Scrolls V: Skyrim, senza ombra di dubbio uno dei prodotti più famosi del settore. Ci sono voluti sette anni perché si avesse qualche informazione sul seguito, nella forma di un brevissimo trailer e della scritta The Elder Scrolls VI. Da allora, il nulla. Ma forse – ed è un grande forse – i fan possono tornare a sperare.
Secondo alcuni leak abbastanza autorevoli e riportati da diverse testate, pare che la casa di sviluppo della serie, la Bethesda, abbia pianificato l’uscita del videogioco per il tardo 2027. Non sono arrivate ancora conferme ufficiali, ma la data è plausibile. Lo sviluppo di TES 6 è entrato nel vivo nel 2023, dopo il rilascio di Starfield, e, sempre secondo voci di corridoio, il prodotto sarebbe giocabile. Uno step fondamentale nell’arco della creazione del gioco, questo, che però lascia gli appassionati con una punta di amaro in bocca poiché, date le (sicuramente) enormi dimensioni del progetto, potrebbe voler dire tutto o niente.
Per il momento, non si sa nemmeno in quale regione di Tamriel - il mondo fantastico in cui sono ambientati i giochi della serie – sarà ambientato TES 6, né si hanno dettagli sul gameplay o sulla trama. Nell’estate scorsa, si erano diffuse voci sul rilascio entro breve di un trailer, ma non è mai avvenuto.
Questa infinita vicenda è diventata uno dei meme più noti del mondo videoludico. Skyrim è stato ri-pubblicato su ogni nuova generazione di console, anche in versione rimasterizzata, così tante volte che la stessa Bethesda ha ironizzato anni fa, con un trailer fasullo, la sua uscita per Alexa e sui frigoriferi smart. E con il rilascio a sorpresa di The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered, l’inno di tutti gli appassionati della saga è diventato: “Abbiamo avuto Oblivion prima di TES 6”. Chissà se il nuovo capitolo del gioco di ruolo uscirà prima di Gran Theft Auto 6. Forse è quel numero ad essere maledetto.
Il problema, però, è che i prodotti con una storia di sviluppo così lunga difficilmente risultano essere di qualità, o almeno in grado di giocare alla pari con i propri predecessori. L’ultimo Dragon Age ne è un esempio lampante.
Si può solo sperare che Bethesda non faccia gli stessi errori della Bioware perché, dopo più di dieci anni di attesa, ricevere un gioco mal fatto farebbe perdere all’azienda una gran fetta della sua fanbase, se non tutta.