da Roma
Il segretario generale della Cgil chiede di riformare la burocrazia e apre alla mobilità dei dipendenti pubblici, a partire da quella che mira a spostare lavoratori nelle aree dove ci sono carenze di organico, cioè il Nord, da zone del Paese dove cè un eccesso di impiegati, cioè il Sud. Ma raccoglie reazioni positive praticamente solo da Confindustria mentre gli altri sindacati prendono le distanze. Le parole di Guglielmo Epifani, affidate a Repubblica, hanno distolto per un giorno lattenzione dal tema delle pensioni. «Si deve avere il coraggio - questa la sua tesi - di affrontare la mobilità territoriale con politiche di incentivazione. Daltra parte è difficile non vedere che la carenza di personale è concentrata nelle aree settentrionali». Ci sono settori come gli asili, ha osservato, dove tutto il personale è precario.
E cè chi lo ha interpretato come un invito a riaffrontare il nodo dei 300mila precari delle pubbliche amministrazioni che non è stato sciolto con la Finanziaria. È il caso di Paolo Pirani, segretario confederale della Uil, che chiede comunque di inserire la proposta in un quadro più generale. «La mobilità va legata allesigenza di unamministrazione basata sulla qualità e l'efficienza, ma dal governo sono arrivati segnali contraddittori visto che la Finanziaria ha tagliato il fondo per la mobilità. Se poi lintenzione di qualcuno è quella di attuare uno scambio tra assunzione dei precari senza concorso e mobilità, la soluzione sarebbe peggiore della cura».
Il nodo riguarda le amministrazioni pubbliche dove si fa più ricorso ai contratti precari, cioè sanità ed enti locali. E lo scambio consisterebbe nelloffrire agli atipici lassunzione nelle aree del Paese dove ci sono carenze di organico. Una proposta che potrebbe spuntare quando, forse già entro il mese, il governo e i tre principali sindacati vareranno un memorandum sul pubblico impiego simile a quello già adottato sulle pensioni. Un canovaccio già cè e comprende anche un capitolo espressamente dedicato alla mobilità, insieme alla riforma della contrattazione del pubblico impiego, alla dirigenza e allo spinosissimo capitolo della valutazione.
Nelle parole di Epifani «non cè nulla di nuovo», sottolinea il segretario confederale Gianni Baratta facendo riferimento proprio a questo pacchetto di proposte. «È sbagliato cominciare un gioco al rimpiattino su quali siano le priorità», ha aggiunto il segretario generale aggiunto Pier Paolo Baretta. Il sindacato di Raffaele Bonanni mira in realtà a un sistema che parifichi il trattamento dei lavoratori pubblici a quello dei privati, con un rafforzamento, anche per le amministrazioni pubbliche, della contrattazione territoriale. LUgl, con il segretario Renata Polverini, mira a legare la mobilità allefficienza della pubblica amministrazione. Solo così, spiega, si può ragionare di una mobilità «concordata e incentivata».
Sul fronte politico luscita di Epifani ha colto di sorpresa il centrosinistra. E le reazioni variano da uninfuriata Manuela Palermi, capogruppo dei Verdi-Pdci al Senato («Sconcertante») al plauso di Paolo Cento, sottosegretario allEconomia ed esponente del Sole che ride. Favorevole Lanfranco Turci della Rosa nel pugno, mentre tra gli esperti del centrodestra prevale lo scetticismo. «Epifani - spiega lex sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi - si è rivenduto la mobilità contrattata che non è mai partita. La mobilità si può realizzare entro certi limiti territoriali o funzionali però deve poter essere anche unilaterale. Le parti possono fare un accordo quadro, ma poi lamministrazione pubblica dovrebbe essere in grado di decidere gli spostamenti».
Confindustria ha apprezzato soprattutto lappello di Epifani a riformare lamministrazione («il vero motivo per cui le multinazionali non investono più nellItalia sta nellinefficienza della burocrazia»).
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