Erba, parola alla difesa In aula le lacrime di Rosa

L'avvocato dei Romano, Schembri: "Siamo stati derisi solo perché provavamo a difenderli. Questa è la prima voce che si alza in difesa di Olindo". L'altro legale, Pacia: "C'è un altro testimone"

Erba, parola alla difesa 
In aula le lacrime di Rosa

Como - "Siamo stati offesi, dileggiati, solo perché abbiamo provato a difenderli". Così l’avvocato Fabio Schembri ha esordito nella sua arringa nel processo per la strage di Erba. "Questa è la prima voce che si alza in difesa di Olindo Romano - ha proseguito Schembri -. Siamo stati derisi e dileggiati perché provavamo a difenderli. Ciononostante lo facciamo". Schembri ha preannunciato che affronterà quelli che sono gli indizi portati dall’accusa: le confessioni, poi ritrattate, la macchia di sangue con il dna di una delle vittime, Valeria Cherubini, trovata sulla Seat Arosa di Olindo Romano e le dichiarazioni di Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage e diventato il principale teste dell’accusa. Schembri, chiedendo l’assoluzione per Olindo, imputato con la moglie Rosa Bazzi, ha così concluso il suo intervento: "Ricordatevi che si chiama Olindo Romano, ha fatto l’alpino, e questo lo rivendica, è nato ad Albaredo San Marco e ama la sua sposa, Rosa Bazzi sopra ogni cosa, ma soprattutto è innocente".

"Frigerio scagiona Olindo" Schembri ha puntato in particolare sulla testimonianza di Mario Frigerio. Il legale è tornato sull’interrogatorio di Frigerio del 15 dicembre 2006, quattro giorni dopo la strage e ha sostenuto che l’uomo, in quella circostanza, non disse il nome di Olindo Romano come il suo aggressore. "Frigerio è attendibile, attendibilissimo - ha detto Schembri -. È il nostro teste a discarico. In quell’occasione, parlando del suo aggressore, disse: 'Non lo conosco, non è di qui'. La dinamica dei fatti è sempre la stessa, cambia solo il personaggio. Prima è uno sconosciuto, poi diventa Olindo Romano".

Gli errori L’avvocato, per dimostrare come la confessione di Olindo sia stata "indotta", ha sottolineato come, nella sua versione, davanti ai pm, l’imputato abbia commesso 243 errori e su dettagli rilevanti. In particolare, Olindo raccontò di aver inferto quattro, cinque, sei colpi a una delle quattro vittime, la vicina di casa Valeria Cherubini, mentre l’autopsia dimostrò che la donna fu colpita 43 volte. "Siamo stati derisi, attaccati, vilipesi - ha proseguito Schembri -, nei manuali di retorica quello che è stato fatto da pm e parti civili si chiama 'attacco ad hominem', ne parla anche Schopenhauer: attacca, delegittima e avrai ragione".

Le lacrime di Rosa Enzo Pacia, legale di Rosa Bazzi, imputata con il marito per la strage di Erba, nelle sue richieste conclusive, oltre all’assoluzione, e in subordine la perizia psichiatrica ha anche sollecito che la corte convochi un avvocato che avrebbe visto Valeria Cherubini, una delle quattro vittime nella vicina piazza del mercato alle 20,16. In un orario, quindi, incompatibile con il fatto che siano stati Olindo Romano e Rosa Bazzi a macchiarsi dell’eccidio. Secondo Pacia, Rosa sarebbe stata arrestata sulla scorta di "due indizi a carico del marito": la macchia di sangue di Valeria Cherubini sull’auto e il riconoscimento del sopravissuto Mario Frigerio. "Adesso abbiamo capito perché è stata arrestata - ha proseguito Pacia -.

Bisognava arrestate anche Rosa perché così si poteva vincere la resistenza di Olindo. Bisognava andare su Olindo perchè era cotto, cotto, perché se gli togli la sua donna gli strappi l’anima, lo uccidi moralmente". Durante le parole del suo legale Rosa Bazzi ha piantonella cella di sicurezza in aula.

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