Eroi di Edimburgo, che beffa: in trasferta anche al Flaminio

Il rugby è lo sport del momento, ma in questo successo c’è anche qualche ombra beffarda. Prima ci si è messo il sito federale, che nel giorno della storica vittoria di Murrayfield, sabato scorso, ha inserito la news quattro ore dopo l’evento, sollecitata fra l’altro da siti non ufficiali (www.rugby.it) e neanche di settore specifico (www.sporteconomy.it) che già erano sulla notizia in tempo reale. Poi con la storia dei biglietti dei prossimi appuntamenti casalinghi della nazionale azzurra dentro lo stadio Flaminio validi per il Sei Nazioni. La Fir, infatti, aveva annunciato l’inizio della vendita on line dei biglietti per l’8 febbraio, smercio che però sul sito di Ticket-one è partito con due giorni d’anticipo. Così i tagliandi d’ingresso sono finiti Oltremanica. In mano ai gallesi, che praticamente si ritroveranno a giocare la sfida con Troncon e soci praticamente come se stessero a Cardiff. E, dopo la beffa di uno stadio poco capiente (a questo punto sarebbe stato meglio giocare a Marassi, come era stato ventilato un anno fa) si aggiunge il danno del non poter neanche applaudire gli eroi di Edimburgo. Che il 10 marzo si guarderanno negli occhi, credendo forse di aver sbagliato stadio. E presumibilmente accadrà la stessa identica cosa la settimana successiva, quando sempre al Flaminio sarà di scena l’Irlanda. Una questione economica? Non crediamo, anche perché i ticket sarebbero andati esauriti pure se li avessero comprati solo spettatori di fede tricolore. Basti pensare al successo riscosso dal torneo delle Sei Nazioni lo scorso anno, o all’interesse degli spettatori nelle partite di campionato. Così non possiamo che schierarci al fianco di Lo Cicero e Bergamasco, due pilastri dell’Italrugby, che negli ultimi giorni hanno accusato il mondo della politica di essersi accorto dell’esistenza delle mete, dei pacchetti di mischia e delle touche solo dopo il 37-17 di sabato scorso. Chiosa finale nuovamente sui biglietti, la cui ricerca ha eccitato i navigatori della rete, pronti a scatenarsi sui vari blog per cercare di riacquistare i biglietti necessari per poter dire «io c’ero!». Visto il costo (si va dai 22 euro per le curve, dove la partita non si vede affatto, ai 99 della tribuna Vip, dove si sta accalcati) c’è il rischio di innescare una sorta di bagarinaggio via Internet. Meglio allora gustarsela da casa, anche se l’atmosfera che regala un «15 contro 15» dal vivo non è paragonabile alla virtualità della televisione.

Rimane il fatto che gli appassionati di questo sport non possono essere considerati spettatori di serie B, specialmente ora che i ragazzi di Berbizier hanno fatto il loro ingresso nella top ten delle nazionali. Se una storia simile la raccontiamo all’estero, si sbellicano dalle risate. E a ridere per primi saranno, il 10 marzo, i gallesi.

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