Gli esperti: si può raggiungere quota 85

Natali (Abacus): «Cifre significative, le ultime rilevazioni davano ancora un indeciso su quattro». Piepoli: prevedo un risultato altissimo

Gian Maria De Francesco

da Roma

Una sorpresa sgradita per i guru dell’Unione che contavano su un alto astensionismo per consolidare una vittoria che in quasi tutti gli ambienti del centrosinistra veniva data per scontata. E invece, alle 22 di ieri sera, l’affluenza alle urne è stata pari al 66,5% degli aventi diritto, un dato inferiore all’81,4% del 2001 ma non comparabile perché cinque anni fa si votò in un’unica giornata. L’alta partecipazione del corpo elettorale è addirittura superiore a quella del 1994, anno della prima affermazione dell’attuale Casa delle libertà nel quale si votò sia la domenica che il lunedì.
Solo dopo le 15 di oggi si potrà delineare il verdetto finale. Ma una prima valutazione del fenomeno in atto è possibile. «Confermo la mia previsione di un’affluenza all’85% con 37,5 milioni di elettori al voto. Una percentuale altissima anche se comparabile con l’81,4% del 2001 perché l’aggiornamento delle liste elettorali ha comportato una riduzione del corpo votante da circa 49 milioni a circa 47,5 milioni di unità», dice al Giornale Nicola Piepoli, direttore dell’omonimo istituto di ricerca. Il numero delle forze in campo, quindi, potrebbe attestarsi - in valore assoluto - sugli stessi livelli di cinque anni fa. Una prima sfida il presidente del Consiglio potrebbe averla vinta: aver convinto a ritornare alle urne i cosiddetti «elettori distratti» che snobbando il seggio alle Europee e alle Regionali del 2004 e del 2005 hanno favorito la revanche del centrosinistra.
Secondo Carla Natali, direttrice della ricerca socio-politica istituzionale di Tns Abacus, «l’affluenza dovrebbe attestarsi all’82%, un dato molto significativo considerato che le ultime rilevazioni pubblicate indicavano il 25% degli elettori come ancora indeciso». La ricercatrice valuta positivamente l’utilizzo dei canali mediatici e, in particolare della televisione, come strumento per convincere gli italiani a recarsi alle urne. «Il primo dato è sicuramente un maggiore coinvolgimento, ma bisogna vedere come si è polarizzato quel 10% che non aveva un’idea precisa su come orientarsi». E in questa direzione l’ultimo «faccia a faccia» tra Berlusconi e Prodi con l’appello finale del premier con annesso impegno ad abolire l’Ici sulla prima casa è stato determinante. Motivo per il quale, conclude Natali, «non ha più senso parlare delle intenzioni di voto sulle quali si basano parecchie indiscrezioni delle ultime ore, ma vedere effettivamente come si delineeranno le attribuzioni dei seggi».
«L’elevata affluenza - aggiunge Alessandro Amadori di Coesis Research - consente di prevedere una percentuale di elettori alle urne superiore all’80 per cento». Il problema, tuttavia, è stabilire in che misura gli schieramenti ne possano giovare. «Senza dubbio - precisa - un’elevata astensione penalizza maggiormente la Cdl, ma bisogna sempre essere prudenti e vedere come si sono mobilitati i differenti bacini elettorali. È comunque probabile che alla fine il centrodestra si avvantaggi del maggior numero di votanti».
La variabile meteorologica con il cattivo tempo al Nord Italia ha indubbiamente avuto il suo peso.

La partecipazione è ulteriormente facilitata dalle modalità del voto (si deve solo fare una croce sul simbolo del partito; ndr). Un fatto non si può nascondere: milioni di italiani che, soprattutto al Centrosud, avrebbero potuto godersi una gita fuori porta hanno voluto decidere in prima persona del futuro dell’Italia.

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