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Esplode la rabbia per i domiciliari ai fiancheggiatori

RomaInfuria la polemica sulla decisione del gip di Tivoli Cecilia Angrisani di concedere gli arresti domiciliari ai due romeni accusati di favoreggiamento dei quattro connazionali in carcere per lo stupro avvenuto a Guidonia, vicino Roma. Una decisione arrivata nonostante per la procura di Tivoli permanessero le esigenze cautelari nei confronti dei due, Mugurel Goia e Ionut Barbu, sia per il rischio di reiterazione del reato che per il pericolo di fuga. Il gip ha invece valutato, nel concedere i domiciliari, l’incensuratezza dei due romeni, oltre al fatto che «hanno a disposizione gli alloggi dove poter applicare le ordinanze di custodia emesse in sede di convalida il 29 gennaio». Alloggi di parenti, in una località non precisata del Nord Italia. Probabilmente in quello stesso Veneto che sarebbe stata la tappa intermedia nella fuga verso la Romania dei due «favoreggiatori» e di due dei quattro arrestati per lo stupro, prima di essere fermati dai carabinieri al casello autostradale di Tivoli. Ora la procura tiburtina ricorrerà al Riesame contro la decisione del giudice per le indagini preliminari. Lo stesso procuratore capo Luigi De Ficchy, pur non commentando la decisione del gip Angrisani ed evitando di soffiare sul fuoco delle polemiche, conferma che il suo ufficio «sta vagliando l’ipotesi del ricorso», evidentemente in attesa di esaminare le motivazioni della contestata decisione del gip.
Ma è la politica che si infiamma dopo un atto di «clemenza giudiziaria» ovviamente destinato a far discutere, visto che segue di pochi giorni la decisione simile assunta per il responsabile reo confesso dello stupro avvenuto a Capodanno. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, si dice «francamente sconcertato» dalla decisione del gip di Tivoli e aggiunge di non comprendere «come sia possibile che anche ai fiancheggiatori del branco di Guidonia siano concessi gli arresti domiciliari dopo appena 3 giorni. Tutto questo nonostante l’allarme sociale che stanno generando i reati di violenza sessuale e l’autentico sdegno che sta percorrendo tutta la città». E se il primo cittadino della capitale «protesta» contro i magistrati clementi a sproposito, il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, la pensa allo stesso modo. «Non possiamo fare a meno di rilevare che esistono magistrati durissimi nel comminare la custodia cautelare quando essa serve per provocare confessioni e, invece, molto indulgenti nel trattare i responsabili di reati, diretti o indiretti, odiosi come lo stupro». Aspro anche il commento del presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, che parla del caso fuori dai denti, definendolo una «vergogna inaudita». «Gli stupratori e i loro sodali devono andare in galera e scontare una pena durissima», sibila l’ex ministro, attaccando la «faciloneria di alcuni togati che concedono gli arresti domiciliari a chi invece dovrebbe stare in carcere» e dicendosi «stupito» che «ancora ieri questa misura sia stata concessa».

E proprio il sindaco dimissionario della cittadina laziale, Felice Lippiello, concorda con l’inopportunità della decisione: «In questo momento sarebbe stata necessaria una interpretazione restrittiva della norma».

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