Come è diversa la Spagna di oggi, trentanove anni dopo l'incoronazione di Juan Carlos. Era il 22 novembre del 1975, due giorni dopo la morte di Franco. Il Paese era spaventato, e smarrito, si stava preparando a uscire da una lunga dittaura, aveva bisogno di una guida. La trovò in Juan Carlos che giurò «per Dio e sui Santi Vangeli». Oggi Felipe VI regnerà su un Paese diverso. Laico e progressista. «Presto giuramento di svolgere fedelmente le mie funzioni, osservare e far osservare la Costituzione e le leggi e rispettare i diritti dei cittadini e delle Comunità Autonime», ha detto Felipe ieri. Via dunque qualsiasi riferimento religioso in uno Stato aconfessionale, senza neppure la cerimonia in Cattedrale. La Spagna è andata di fretta. Gli anni del governo Zapatero hanno lasciato leggi tra le più moderne d'Europa: sulle tecniche di fecondazione assistita, sui gay che possono sposarsi e adottare figli. Anni luce da quello che era il mondo ereditato da Franco. Gli anni difficili verso la democrazia costituzionale, gli anni della riconciliazione. Erano quelli gli anni di Juan Carlos, il giovane monarca acclamato e amato, il traghettatore di un popolo che voleva affrancarsi con tutta l'anima dalla dittatura. Ha avuto successo Juan Carlos, non solo con centinaia di amanti, ma anche in politica. Sono stati anni gloriosi i suoi, i più liberi, i più prosperi. In mezzo c'è stato il grande miracolo economico, il sorpasso sull'Italia, il modello di sviluppo invidiato e studiato dagli economisti. Gli anni bui sono arrivati solo dopo, storia recente. I guai giudiziari del cognato e della figlia Cristina indagata grande assente ieri alla cerimonia di incoronazione del fratello perchè eslusa da qualsiasi atto ufficiale. Gli scandali, le donne, presunti figli illegittimi del vecchio manarca, le scuse pubbliche, gli sforzi per recuperare per se stesso e per l'istituzione, la popolarità che si incrina, l'abdicazione. Ieri il discorso di Felipe è stato toccante. «Comincio il mio regno con profonda emozione». In questo momento «ci vuole una monarchia rinnovata per un tempo nuovo». Sono ben consapevoli a Corte che uno spagnolo su quattro è senza lavoro, e che per i Borboni non è tempo di sprechi. Ecco perchè ieri è stata una cerimonia low cost, sobria e sotto tono; niente ospiti stranieri, nessuna testa coronata. Linea quasi sommessa. La sfida di Felipe è riguadagnarsi la stima con i fatti. «La corona deve essere vicina ai cittadini e guadagnarsi il loro rispetto». La Spagna di oggi vive problemi enormi, le minacce di secessione fanno paura. Felipe dovrà mantenere alta l'adesione verso la monarchia. Serviranno gesti, fatti, iniziative, coraggio. Serviranno anche Leonor e Sofia, le due bambine di 8 e 7 anni. Potrebbero essere la carta vincente di un monarchia traballante.
«Inizia oggi una battaglia contro il disincanto di un popolo scettico nei confronti delle istituzioni che non sono riuscite a risolvere i suoi problemi, e che ha esaurito il margine di indulgenza, colpito dalla corruzione e dagli scandali», scrive El Pais. È un passaggio al buio per lui. Dovrà giocare un ruolo decisivo di intermediazione, il dialogo in Catalogna è uno dei punti sui quali si era già concentrato quando era principe. Ora il popolo aspetta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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