L’inafferrabile orrore degli arsenali chimici

Le armi dell’ultima generazione sono spesso inodori e non lasciano tracce Il lavoro degli ispettori èarduo: tanto èfacile produrle quanto difficile trovarle

Le armi chimiche tornano a far paura. Il termine con cui vengono generalmente definite, la stampa adora le metafore, è «bomba atomica dei poveri». In questo caso però la metafora è forviante. Le capacità di offendere degli agenti chimici sono molto variabili (a seconda di vento e clima) e assolutamente non paragonabili a quelle dell'arma nucleare. A far paura semmai è la facilità con cui questi agenti possono essere prodotti. In pratica qualsiasi fabbrica che produca pesticidi ad uso agricolo potrebbe facilmente essere riconvertita in una fabbrica di cianogeni o di nervini. Ecco perché le ispezioni dell'Onu risultano sempre molto difficoltose.

Ma vediamo di capire quali sono i principali tipi di aggressivi. Lo studio per produrre queste armi è molto antico: si dice che già i Medici di Firenze avessero cercato di far costruire granate al cianuro ai loro alchimisti. Le capacità tecniche per la produzione di massa sono state però raggiunte negli anni subito precedenti alla Prima guerra mondiale. Per avere un buon agente chimico è infatti necessario avere una sostanza velenosa stabile (di norma in forma liquida) che evapori a contatto con l'aria oppure che possa essere dispersa in forma di aerosol (in soldoni: in gocce piccolissime). Tra i primi gas ad essere sviluppati che avessero queste caratteristiche ci furono i così detti gas ad azione polmonare che i francesi utilizzarono durante la grande guerra come il fosgene o la cloropicrina. Provocano edema polmonare ma sono quasi sempre riconoscibili per il forte odore, molto simile a quello del fieno ammuffito. Per difendersi da essi può essere sufficiente una maschera antigas. E per capire se il gas presente è ancora attivo può bastare una cartina di tornasole (i soldati la portano sull'anfibio).

Proprio perché facilmente contrastabili questi gas vennero sostituiti e integrati con i così detti vescicanti come l'Iprite (che deve il nome alla battaglia di Ypres) e la Lewisite (che deve il nome al chimico statunitense che la perfezionò). Fanno ricoprire sia la pelle che gli organi respiratorii di enormi piaghe. Per proteggersi non basta quindi una maschera ma serve anche una tuta completa. L'Iprite ha sentore di mostarda, la Lewisite di geranio.

C'è poi un gruppo di agenti conosciuti come cianogeni, in quanto derivati dal cianuro: acido cianidrico, arsina e cloruro di cianogeno. Possono essere caratterizzati da un forte odore di mandorla. Piacciono ai militari per la loro azione molto rapida ma possono essere fermati semplicemente indossando la maschera anti gas.

Tra i gas di sviluppo più recenti ed insidiosi ci sono i nervini, quelli che Assad è accusato di aver utilizzato. Ne esistono di svariati tipi (i più noti sono il Tabun, il Sarin, il Soman e gli esteri fosforici) di cui alcuni assolutamente inodori e difficili da rilevare. Bloccano la colinesterasi e di conseguenza provocano spasmi muscolari che portano alla morte. Le vittime si accorgono di avere un improvviso malditesta, il naso che cola , una salivazione incontrollabile. Dopo perdono la vista e diventano rapidamente inabili. La maschera può fornire una buona protezione anche se non totale. Per ripulire la pelle può bastare del bicarbonato di sodio. Per curare chi è stato colpito invece bisogna ricorrere a iniezioni di atropina o di Diazepam.

In tutti casi citati un discriminante fondamentale è la concentrazione di gas.

Ci sono individui che si sono salvati da un attacco chimico semplicemente perché le finestre di casa avevano una buona tenuta. E c'è chi ha costruito maschere anti gas di fortuna utilizzando uno straccio e della bentonite (leggasi lettiera per gatti). Le armi chimiche non sono l'atomica dei poveri, semmai una orrenda roulette russa.

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