Altro che crescita, Hollande a picco

ParigiSarà che si parla da giorni di stangata: 20 miliardi di nuove tasse che il governo francese annuncerà venerdì. Sarà che gli industriali si dicono «spaventati» dalla nuova manovra, basata su stime di crescita considerate irrealistiche. Sarà che le famiglie vedono un presidente poco all'Eliseo e spesso in viaggio - a New York per l'Assemblea dell'Onu in una «settimana nera» (copyright Le Monde). Ma un calo di popolarità così repentino, da sembrare inarrestabile perché non motivato da eventi eccezionali, la storia francese non l'aveva ancora registrato.
Undici punti persi in un mese, per François Hollande, e un esecutivo alle prese con le beghe interne rendono instabile perfino la poltrona del dominus governativo, il premier Jean-Marc Ayrault. Potrebbe non arrivare all'estate, ed essere il capro espiatorio della buriana che soffia sulla presidenza Hollande. Non a caso, sarà lui domani sera a proporre in tv la ricetta tasse&tasse, logorando forse definitivamente un'immagine sempre meno gradita (-7 punti). Stando all'ultimo sondaggio Ifop, Hollande è giudicato insoddisfacente dal 56% dei francesi. E se la gente prende a sberle l'inquilino dell'Eliseo via istituti di ricerca, i quotidiani più venduti di Francia cercano risposte. La fiducia delle imprese francesi è rimasta debole anche a settembre. Il settore manifatturiero è a quota 90, appena sopra le stime, nettamente inferiore alla media di lungo periodo. Le speranze di miglioramento sono dunque pressoché nulle nel breve termine.
Monsieur le président deve guardare pure a ciò che succede in Parlamento, dove il Ps non è riuscito a disciplinare i Verdi. Il gruppo degli «ecologisti» ha infatti deciso che voterà contro la ratifica del trattato budgetario europeo, assieme ad alcuni deputati socialisti. Così il Fiscal Compact passerà anche grazie alla destra neogollista Ump. Ma Hollande non accenna a cambiare passo neppure di fronte alle accuse di immobilismo della stampa. Dall'Eliseo, off the record, c'è chi ammette che il momento è «estremamente difficile». E lo sarà di più a partire da oggi: quando i dati sulla disoccupazione supereranno la soglia considerata psicologicamente destabilizzante dei 3 milioni e la crescita sarà ufficialmente pari a zero.
Solo Jacques Chirac, nel 1995, aveva figurato peggio di lui nei sondaggi assoluti: 33% di consensi a quattro mesi dall'elezione. Eventi storici, come ciò che fece perdere a Charles de Gaulle 12 punti in un mese nel 1962, gli accordi di Evian sulla fine del conflitto algerino, non si intravedono. Crisi a parte, il momento critico francese non ha nulla di eccezionale a cui aggrapparsi per una giustificazione. Il governo ha la maggioranza, ricorda Le Monde; il presidente sembra godere di credito in Europa e Oltreoceano. E allora perché non esercita il proprio potenziale per tranquillizzare il Paese, anziché scontentarlo? Gli editoriali più generosi gli concedono tempo, segnalando che qualche meccanismo dev'essersi inceppato. Guardando ai fatti si vedono però nuove tasse e previsioni sbagliate: le stime di crescita dallo 0,8 si sono dimezzate (0,2-0,4 al massimo). Sono invece un fatto le due nuove aliquote per le famiglie. Si sale dal 41 al 45% per i redditi superiori a 150 mila euro e al 75 per i redditi oltre il milione.

Neppure il taglio dell'indennità dei deputati, deciso dal Parlamento, di circa 640 euro al mese, sembra aver avuto effetti positivi sull'opinione pubblica. Motivo? La misura dovrebbe generare un risparmio di 4,4 milioni di euro, ma saranno devoluti «integralmente» al miglioramento della situazione degli assistenti parlamentari.

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