Avventurieri, tartari e cosacchi Altro che Paese delle badanti

La rivolta risveglia in noi l'immaginario dimenticato di un pezzo d'Europa che avevamo lasciato ai tempi di Cavour. Sebastopoli? Non è solo un viale di Torino

Avventurieri, tartari e cosacchi Altro che Paese delle badanti

E se si decide un intervento internazionale in Crimea Renzi che fa? Si asterrà o, come Cavour, vorrà «un migliaio di morti per sedersi al tavolo della pace»? A sorpresa, la tormentata vicenda dell'Ucraina, ci coglie davanti alla tv con interrogativi sopiti dal 1855, quando Sebastopoli era una notizia sulle prime pagine con i racconti più o meno imbellettati di epiche gesta dei bersaglieri e non solo un viale di Torino. Così la rivolta di Kiev risveglia nelle nostre caduche memorie porzioni d'Europa che parevano per sempre riposte nello scaffale della Storia, tra un saggio di Denis Mack Smith e le avventure di Pugachev.
Convinti che l'Ucraina fosse solo il Paese delle badanti, ci ritroviamo a chiedere lumi alle Oksana e alle Nadezhda che si agitano nei nostri tinelli, scrutano avide di notizie i telegiornali e si astraggono in ansiose chiamate al cellulare nella loro lingua madre. Altro che lontana frontiera, altro che residuo risorgimentale, la Crimea, e l'Ucraina, ci stordiscono ogni giorno con un immaginario quasi fantastico. Tartari in rivolta, cosacchi nelle piazze, un boxeur in veste di Masaniello, marinai russi con la maglia a righe, folle che abbattono statue di Lenin (sì ce ne sono ancora in giro), misteriosi soldati che occupano aeroporti e ora pure un avventuriero dannunziano che pare preso di peso dalle pagine di un romanzo. Anzi, Eduard Limonov, lo scrittore-politico-cercaguai che si fa incarcerare ogni 31 del mese protestando contro Putin, è letteralmente uscito da un libro: lo strepitoso Limonov di Emmanuel Carrère che ne narra le gesta. Ieri Limonov, a sua volta autore di libri notevoli e fondatore del partito nazional bolscevico, un nome un (incredibile) programma, ha lanciato via web una personale mobilitazione che sarebbe piaciuta al Vate. Lui, che si vantò di aver sparato con una mitragliatrice su Sarajevo assediata, cerca volontari per andare a liberare la Crimea: «Lì è guerra civile, andrò a difendere i nostri russi».
Probabilmente si troverà fianco a fianco con i cosacchi e finirà a pistolettate, pugni e fiumi di vodka con i tatari-crimeani, un antico ceppo di popolazione di origini turche e religione musulmana che si è già schierata con Kiev. Prepariamoci a tutto, magari pure a rivedere cariche a sciabola sguainata.
Un caravanserraglio. Bizantino e inafferrabile per noi occidentali. E purtroppo anche per molte Cancellerie dell'Ue e degli Stati Uniti le quali, ogni volta che si sono cimentate con l'eterogeneo miscuglio slavo, hanno finito col combinare disastri epici. Eppure è Europa. Ma è un'Europa altra, con regole sue, città dall'aspetto asburgico, come Leopoli e, a pochi chilometri di distanza, villaggi inerpicati sui Carpazi dove non c'è illuminazione stradale e le case hanno il bagno in cortile.
Luoghi in cui il tempo s'è talmente cristallizzato da rendere presenti e pulsanti anche una guerra di 160 anni fa, le antiche divisioni etnico-religiose e il mito della Rus' di Kiev, lo Stato medievale considerato primo embrione della grande madre Russia.

Azzerare il passato e riviverlo del resto è un vizio genetico dei russi, che riuscirono anche a uccidere due volte lo stesso zar, lo «pseudo Dimitri». Sembra incredibile ma in gioco c'è di nuovo lo «sbocco al mare», un'espressione che suonerebbe familiare a Cavour. E infatti il conte oggi saprebbe cosa fare meglio di frau Merkel.


di Giuseppe Marino

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica