L’uomo è pedante. Fastidioso come la sabbia nel costume. Lo sapevano bene i bodyguard associati dei Grandi della Terra che su Gq mesi fa avevano messo giù una specie di hit parade: Cameron è formale, Obama gentile, Berlusconi simpatico. Hollande invece è il più difficile, che tradotto in francese vuol dire rompipalle: «E non è ancora presidente...». Adesso invece si. E all’Eliseo sembra che a comandare sia arrivata Tata Lucia. Per mostrarsi diverso da Sarko si è fissato con il low cost, infiammando di eccitazione i cenacoli intellettuali radical chic: treni, biciclette, alberghetti. Uno stile discount inaugurato fresco di investitura quando per raggiungere Bruxelles preferì il treno all'aereo. Come se costasse di meno. Non solo: imboccata la strada ferrata della normalità ha fatto firmare a tutti i suoi collaboratori un codice deontologico da leggere e rileggere in forma di litania che prevede, tra l’altro, l’obbligo del treno per tutti gli spostamenti di meno di tre ore. Un successo? Un disastro. Per la sicurezza, che fatica a proteggere l’incolumità del capo, e per i viaggiatori, quelli comuni, quelli di tutti i giorni, che del dispiegamento di agenti e poliziotti in stazione, nei vagoni, nei gabinetti, non ne possono già più. Perchè ci vuole uno che percorra il tragitto prima che lo faccia il presidente, gendarmi che sorveglino l’intera linea durante il suo passaggio, ci deve essere una scappatoia possibile dove far atterrare un elicottero nel caso qualcuno o qualcosa blocchi il treno e le comunicazioni telefoniche non sono protette. Con l’auto blu si faceva prima, non si dava fastidio e si risparmiava veramente. «Se andiamo avanti così sarà una catastrofe - si è sfogato su Europe 1 uno dei guardiaspalle senza paura di perdere il posto - É tutto molto bello ma per niente professionale». Ma la propaganda è più importante della realtà. Così ha trasformato il consiglio dei ministri in una setta di fanatici che ha perduto ogni istinto di conservazione: Cecile Duflot, che ha voluto i jeans per la riunione del governo, per andare al lavoro usa l'affollatissima «Rer», il treno che collega la banlieue a Parigi e spesso manco avverte la sua bodyguard dei suoi spostamenti; lo stesso «Rer» che prende il premier Jean Marc-Ayrault «perchè qui si vede la gente» che però non può più vedere lui; Marisol Touraine ha fatto quella che rinuncia alla scorta fino a quando non è stata inseguita da un stalker per strada; Christiane Taubira ha imposto ai suoi poliziotti una bella bici e pedala anche se la bicicletta non la volevano; Aurelie Filippetti a Cannes ha voluto alloggiare in un albergo modesto perchè, dice, «così mi sento più a suo agio». Non meno attaccaticcia Valerie Trierweiller, ramo minore della principessa Carlà, che non vuol sentir parlare di premier dame: «É un’espressione desueta - ha agitato in aria la penna rossa - e poichè voglio cambiare un po’ di cose trovo che bisognerebbe rinnovare questa termine». Prova con: oui, je suis Catherine Deneuve...
Il guaio, dicono, è che Hollande si comporta ancora come fosse un candidato. Stringe mani, saluta passanti, abbraccia bambini obbligando la sicurezza ad affannosi fuggi fuggi. Come faceva Mitterand ma quando i rischi erano la metà di oggi. Poi però anche Francois I il Pedante si stufa e sfoga la frustrazione. Si è fatto beccare in auto blu sull’autostrada per la Normandia a 180 chilometri orari nonostante il limite sia a 130. «E per diversi chilometri» ansimano i giornalisti di BFM TV, che l’hanno inseguito in moto.
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