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Caso Snowden, incontro tra gli 007 russi e americani

Il Senato Usa chiede sanzioni verso chiunque aiuti la "talpa". Putin: la vicenda non comprometta i rapporti con gli Stati Uniti

Caso Snowden, incontro tra gli 007 russi e americani

Il "caso Snowden" è ancora lontano dalla soluzione. Intanto, mentre prosegue una fitta corrispondenza tra ministeri (e minacce più o meno velate di sanzioni), si muovono gli 007. L’agenzia di sicurezza russa Fsb e la controparte americana Fbi si sono incontrate per parlare della "talpa" del Datagate (noto in America come Nsagate). Lo fa sapere il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, che tiene poi a precisare che la presidenza russa non è coinvolta nell’incontro. Snowden ha messo in crisi - com'era inevitabile - i rapporti tra Mosca e Washington e la soluzione sembra tuttaltro che vicina. A oltre un mese dall'arrivo della talpa all’aeroporto di Sheremetevo di Mosca (23 giugno), non è ancora chiaro se e quando potrà "entrare in Russia". E quale soluzione sarà trovata alla vicenda. Nel commentare la vicenda il portavoce del Cremlino ripete con fermezza: "Non abbiamo mai consegnato nessuno e non lo faremo". Dopo aver reso noto che il Servizio migratorio federale russo e l’agenzia omologa statunitense hanno avviato colloqui sul destino dell’ex tecnico della Cia, Peskov ha sottolineato che Putin vuole fermamente che la vicenda non rovini le relazioni tra le due superpotenze.

Senato Usa: sanzioni a chi aiuta Snowden

Una commissione del Senato ha approvato all’unanimità un provvedimento che prevede l’adozione di sanzioni contro chiunque Paese, a partire dalla Russia, offra asilo a Snowden.
I 30 membri della commissione Bilancio hanno adottato un menedamento al budget che chiede al segretario di Stato, John Kerry di stabilire quali sanzioni adottare. Nel mirino oltre alla Russia, anche Bolivia, Nicaragua e Venezuela, paesi che hanno annunciato di essere dispisti ad accogliere Snowden.

Ma Washington rassicura Mosca: niente pena di morte

Se Snowden tornerà negli Stati Uniti non rischia la pena di morte. È l’assicurazione data dal Dipartimento americano alla giustizia alle autorità di Mosca, in una comunicazione in cui si afferma anche che il fuggitivo non verrebbe torturato e gli sarebbero garantiti di diritti fondamentali.

Il padre di Snowden: ha fatto ciò che pensava giusto

Lon Snowden, padre della "talpa", in un'intervista alla Nbc ha parlato del figlio: "Ha fatto quello che pensava fosse giusto. Ha condiviso la verità con il popolo americano.
Ho fiducia in lui, e allo stato attuale sono assolutamente convinto che dica la verità".
Poi ha ringraziato tutti quelli che stanno aiutando suo figlio. Parlando insieme al suo avvocato Bruce Fein, il padre della "talpa" ha poi detto di non avere da tempo contatti diretti con il figlio, bloccato ancora all’aeroporto di Mosca.

E dopo essersi detto "estremamente deluso e arrabbiato" dell’atteggiamento dei membri del Congresso, ha sottolineato che "l’America non sa tutta la verità, ma la verità sta per arrivare".

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