Una specie di Hiroshima, anzi peggio. Una bomba duecentosessanta volte più potente di quella esplosa nella città giapponese. Una bomba a idrogeno che stava per scoppiare nel gennaio del 1961, in territorio americano: Carolina del Nord. Cieli di Goldsboro.
La presidenza di John Fitzgerald Kennedy è appena iniziata: Jfk è entrato ufficialmente alla Casa Bianca da tre giorni. È il 23 gennaio e un B52 si alza in volo. Dopo poco il bombardiere si spezza. Cade anche il suo carico: due bombe Mark 39 a idrogeno. Il problema è che una delle due bombe si attiva, proprio come se fosse stata sganciata durante una azione di guerra: si apre il paracadute, si innesca il processo di accensione. Si prepara a esplodere. Una bomba nucleare in una cittadina della Carolina del Nord. Un ordigno che - stando ai documenti, svelati sul Guardian dal giornalista Eric Schlosser, che ha scoperto un rapporto segreto sull'«incidente» grazie al Freedom of Information Act - era molto, molto più distruttivo di quello di Hiroshima. Duecentosessanta volte peggio.
Le radiazioni letali da Goldsboro avrebbero potuto raggiungere anche Washington, Baltimora, Philadelphia, New York. «Una enorme catastrofe», scriveva otto anni dopo l'«incidente» nel suo rapporto segreto (ora «declassificato») Parker Jones, un ingegnere del laboratorio di Sandia, che si occupava appunto di sicurezza delle armi nucleari - sicurezza che in questo caso aveva mostrato falle gigantesche, visto che tre dispositivi su quattro non avevano funzionato.
Uno però sì. Il più semplice, il più elementare, il più potenzialmente fragile. L'interruttore. Scrive Parker Jones: «Un semplice interruttore a tecnologia dinamo e basso voltaggio fu tutto quello che permise di evitare una enorme catastrofe». Non è solo sconcertante che sia stato un piccolo interruttore a salvare la costa orientale degli Stati Uniti da una strage nucleare (in tempo di pace). Ancora più sorprendente è che il meccanismo - secondo Parker Jones - fosse a rischio di corto circuito, quindi sarebbe bastato poco per fare scoppiare la bomba. «Sarebbe stato un pessimo epilogo, e all'ennesima potenza» scriveva l'ingegnere, al quale non mancava l'ironia, come dimostra anche il titolo che diede al suo rapporto: «Goldsboro rivisited or: How I Learned to Mistrust the H-Bomb», cioè un gioco sul titolo del film di Kubrick («Dottor Stranamore ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba»).
Schlosser, che ha scoperto il documento segreto nel corso delle indagini per un libro sulla corsa agli armamenti nucleari, spiega anche che fra il 1950 e il 1968 sarebbero avvenuti almeno settecento incidenti «significativi», mentre 1.250 incidenti avrebbero riguardato armi nucleari. Tutti registrati dal governo americano, che intanto rassicurava i cittadini sulla sicurezza del proprio arsenale atomico.
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