Che stare dalla parte dei poveri palestinesi sia considerato (in Italia) politicamente corretto è cosa risaputa. Ma che i soldi dei contribuenti finissero per finanziare oscuri progetti «umanitari» per screditare Israele questo non tutti lo sapevano. Per fortuna c'è il web che ha evitato che il rapporto sui finanziamenti pubblici alle Ong che fanno deligittimazione di Israele finisse in cavalleria. Almeno 185 milioni di euro versati in 10 anni, anche da Regioni rosse non solo di vergogna (da parte loro 5 milioni di euro), non sono certo bruscolini. Dati approssimativi sicuramente inferiori alla reale portata dei finanziamenti. Dei 189 progetti, solo il 40 per cento del totale riporta il bilancio. C'è di che celare, evidentemente.
La chiamano cooperazione, ma finisce per scatenare odio verso Israele come da copione. Dicevamo delle Regioni, in prima fila nei finaziamenti ci sono (guarda caso) Emilia Romagna e Toscana. In totale, sono stati reperiti dati sul finanziamento pubblico alle Ong di 13 regioni su 20. Mancano all'appello, ma solo per difficoltà nel pubblico accesso ai dati, Valle d'Aosta, Piemonte, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia. Arco temporale 1995-2011. Recentemente il PdL ha presentato un'interrogazione sulla legittimità costituzionale di questi finanziamenti soprattutto in tempi di bilanci in rosso. Tra le Ong accusate di demonizzare Israele ci sono «Un Ponte per», «Operazione Colomba» e «Nexus Emilia Romagna». Spiega la questione Giovanni Quer, presidente delle associazioni «Italia-Israele» e «Informazione Corretta» che punta all'affermazione del concetto di condizionalità dell'aiuto (mai più aiuto a organizzazioni che sostengano il terrorismo anche solo moralmente»). «La delegittimazione di Israele è una strategia di guerra diplomatica che utilizza forme di demonizzazione, distorsione storica, boicottaggio e che definisce lo Stato di Israele come un paria della storia, negando il diritto all'esistenza. Gli attori più attivi nelle campagne di delegittimazione sono le organizzazioni non governative».
Nella raccolta dei dati sui fondi pubblici alle Ong operanti in Palestina si evidenziano problemi di trasparenza. I dati per la maggior parte non sono reperibili nei siti delle regioni, che espongono i finanziamenti alle volte dei soli ultimi 5 anni. Sovente non è riportata nemmeno la somma del contributo né la percentuale rispetto all'intero ammontare del costo del progetto. In nessun caso è riportata la composizione della commissione di selezione. Di frequente si nota uno stesso progetto, presentato dalla medesima associazione, finanziato da enti diversi in anni diversi. «In ogni caso - prosegue Quer - la modalità di intervento, l'esposizione del progetto, l'impostazione ideologica delle Ong hanno effetto delegittimante.
E da Israele il professor Gerald Steinberg, Università di Bar Ilan si appella al mondo politico italiano: «Milioni di euro pagati dai contribuenti italiani sono sperperati ogni anno in favore di un piccolo gruppo di Ong politicizzate che non realizzano obiettivi in particolare. Spero che l'Italia possa presto allinearsi a Gran Bretagna e Canada e fermare un tale e immorale spreco di denaro pubblico».
Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha condannato il via libera annunciato da Israele a tremila nuove case per i coloni in Cisgiordania e a Gerusalemme Est e ha chiesto allo Stato ebraico di
prendere l'iniziativa per far ripartire i negoziati con i palestinesi. Il capo della diplomazia americana ha detto che Washington è «al fianco di Israele», ma ha aggiunto: «Queste attività fanno arretrare il negoziato di pace».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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