di Fiamma Nirenstein
Il mondo alla rovescia, ma così pericolosamente alla rovescia che rischiamo di vedercelo cadere in capo.
Ieri il Congresso americano ha ricevuto dalla Casa Bianca, la notifica di prepararsi ad aprire la borsa: gli USA doneranno al nuovo egitto di Mohammed Morsi 450 milioni dollari per aiuti urgenti. Bisogna tener conto del fatto che questa promessa segue un incontro tenuto ai margini dell'assemblea generale dell'ONU fra Hillary Clinton e Morsi stesso in cui la Segretaria di Stato ha confermato la donazione del miliardo e mezzo promesso da Obama al governo rivoluzionario. Ma una deputata del Texas (potere della democrazia) la signora Kay Granger presidente della subcommissione per gli aiuti all'estero ha bloccato momentaneamente l'elargizione, sostenendo che non vi vede niente di urgente dato che come ha detto la Granger «siamo ancora in un momento in cui i rapporti con l'Egitto sono sotto stretta osservazione».
Ma Obama sembra vivere in un altro mondo. Non a caso aveva detto che l'omicidio dell'ambasciatore Chris Stevens in Libia era stato perpetrato da un gruppo di cani sciolti, dichiarazione poi smentita dalle indagini che invece dimostrano che Al Qaeda aveva preparato l'attentato contando sull'ambiente post rivoluzionario, assai favorevole.
Intanto i ministri degli esteri di 57 paesi islamici dell'OCI dopo aver condannato il filmetto su Maometto che ha suscitato la folle reazione che ha fatto morti e feriti e fra questi l'ambasciatore, invece di cercare di gettare acqua sul fuoco, hanno gettato benzina nel pagliaio tentando il controllo dell'opinione pubblica occidentale.
L'OCI che vuole «leggi contro l'incitamento all'odio religioso», dice che «la libertà di espressione deve essere usata con responsabilità» chiede a noi «di assumere tutte le misure compresa la legislazione contro atti che portino alla violenza contro i musulmani e la denigrazione della loro religione» perché «gli atti islamofobici violano la libertà di religione e di credo».
Questo, mentre la propaganda islamista carica di ogni stereotipo ebrei e cristiani, mentre si usa la violenza più folle contro appartenenti sia a fedi diverse sia ai propri correligionari ritenuti conniventi col nemico, mentre si assaltano le ambasciate occidentali, i cristiani durante la messa, gli ebrei per ogni dove.
Obama ha cercato di far cancellare a Google, senza riuscirci, il filmetto dannoso (che sia chiaro, denota bassissime qualità intellettive e espressive, molto lontane da quelle che cristiani e ebrei usano per criticare sè stessi), si è scusato in ogni modo; intellettuali e giornalisti di tutto il mondo hanno criticato le vignette di Charles Ebdo. È una scelta che riflette il tentativo di conquistare Morsi concedendogli senza condizione ciò che vuole. Il presidente egiziano dopo l'attacco alle ambasciate è stato lento e cauto nel condannare; e il sito della sua Fratellanza Musulmana invece lodava la vendetta dell'onore offeso. All'ONU ha tenuto toni da predicatore religioso, nessun segno di simpatie moderniste. Ma Obama ha sempre pensato che catturare la benevolenza del mondo islamico con ammissioni di colpa fosse la strada giusta, e così pensa anche oggi. Anche Bush sbagliava pensando che fossero i dittatori la ragione dell'odio islamico antiamericano. Obama pensa che sia colpa sua, e non un portato di quella cultura stessa.
Quanto intende indietreggiare ancora? Dall'Egitto sono uscite due predicazioni dopo gli attacchi antioccidentali: uno quello di Yussuf Karadawi, capo della Fratellanza che chiede agli USA e all'Europa di bloccare la libertà di opinione sull'Islam, proprio come l'OCI; e l'altra quella del capo dei salafiti Ahmed Fuad Ashush che chiede ai giovani musulmani in USA e in Europa di uccidere gli offensori, «così tutti quelle scimmie e qui maiali capiranno». Nessuno della leadership egiziana condanna la violenza, imposta un dialogo.
È difficile capire da dove venga la sicurezza di Obama nell'elargire aiuti all'Egitto della Fratellanza Musulmana. Proprio ora, che la vicenda del filmetto è diventata un veicolo di potente pressione di intimidazione alla libertà d'opinione, gioiello della cultura democratica.
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