Sono circa 500 anime di origine italiana perdute nei venti di guerra della Crimea. E hanno paura, hanno paura della guerra che potrebbe scoppiare. "Se cominceranno a sparare, come ai tempi della nostra deportazione nel 1942, i primi che verranno a cercare saranno le minoranze indifese", ha raccontato Giulia Giacchetti Boico, la presidente della comunità italiana della Crimea, a Fausto Biloslavo che per Gli occhi della guerra ha documentato i timori dei nostri compatrioti. Gli italiani di Crimea, emigrati nella penisola oltre 200 anni fa, furono deportati in Siberia e decimati da Stalin, che li considerava una spina nel fianco durante la seconda guerra mondiale. Oggi guardano con terrore i venti di guerra che soffiano in Ucraina.
"Ci appelliamo alla politica e al governo di Roma - ha continuato Giacchetti Boico - chiediamo solo un cenno di solidarietà e protezione. Un aiuto in questo momento drammatico". L'appello della presidente della comunità italiana della Crimea non è caduto nel vuoto. Carlo Fidanza, eurodeputato di Fratelli d'Italia, ha infatti deciso di spendersi in prima persona sia a Roma sia a Bruxelles. Da qui l'appello al neo ministro degli Esteri Federica Mogherini e all'Unione europea perché "si facciano carico della protezione di questi nostri connazionali".
Fidanza, cosa chiede alla Farnesina e all'Europarlamento?
"Per prima cosa permettetemi di ringraziare ilGiornale.it e l'ottimo Fausto Biloslavo per aver sollevato il caso. La comunità italiana in Crimea ha conosciuto le persecuzioni etniche e le purghe staliniane. Li chiamavano 'fascisti', erano solo italiani trovatisi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Rivolgo un appello al ministro Mogherini e un'interrogazione all'Ue perché l'Italia e l'Europa si facciano carico della protezione di questi nostri connazionali, che in caso di conflitto rischiano di subire ancora."
Qual è la posizione di Bruxelles sulla crisi ucraina?
"Tanto per cambiare l'atteggiamento dell'Ue sulla crisi ucraina è ambiguo. Solo cinque mesi fa condannava il partito nazionalista Svoboda e intimava alle altre forze anti-Yanukovich di non fare accordi con gli 'estremisti'. Ora li sostiene senza se e senza ma. L'Ue ha tifato per Maidan, ha illuso tanti ragazzi in buona fede e ora non sa che fare, perché in realtà l'Europa è debole e indecisa e fa fatica a confrontarsi con un avversario forte e deciso come la Russia di Putin."
E Putin?
"Putin si è sentito tradito dall'Occidente e dall'Europa. Si è impegnato per favorire il passo indietro di Yanukovich e ventiquattro ore dopo si è trovato un governo nemico alle porte di casa e una legge parlamentare che vietava il russo. Questo non lo giustifica ma ne spiega l'irritazione. I russi sono sempre russi ma l'Occidente non può dare lezioni, Kosovo docet."
I cecchini che hanno fatto una strage in piazza Maidan provocando la fuga e caduta del regime del deposto presidente Viktor Yanukovich avrebbero sparato sia sui rivoluzionari che sulla polizia. Una strategia della tensione che secondo la telefonata intercettata fra il rappresentante della politica estera Ue Catherine Ashton e il ministro egli Esteri estone nasconde lo zampino della stessa opposizione ucraina. Cosa c'è dietro?
"La sensazione che ci sia stata una mano esterna nell'ultimo massacro di civili trova sempre maggiori conferme. Il regime di Yanukovich ha avuto certamente molte responsabilità, ma probabilmente non quella che ne ha decretato la fine. La degenerazione delle 'rivoluzioni democratiche' sostenute dall'Occidente, come le famigerate primavere arabe, deve essere da monito."
Come si pone l'Italia davanti a questo braccio di ferro?
"L'Ue darà all'Ucraina 11 miliardi di aiuti. Di questi un paio arrivano dalle casse dell'Italia. L'equivalente di mezzo anno di Imu prima casa o di sette punti di Irap. Una cifra ingente data in piena crisi e senza garanzie di vero contrasto alla corruzione dilagante.
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