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Fumata nera ad Atene: non c'è nessun accordo

Patto a tre per un governo di unità nazionale che duri due anni. Ma l'estrema sinistra si chiama fuori dall'accordo. E la Dimar smentisce: ancora negoziati

Fumata nera ad Atene: non c'è nessun accordo

Fumata nera: non è stato raggiunto nessun accordo e la Grecia è ancora senza governo. Lo ha reso noto il segretario della Sinistra Democratica (Dimar), Fotis Kouvelis. Il presidente, Karolos Papoulias domani riprenderà i colloqui per tentare di scongiurare - il termine è il 17 maggio - di dover convocare nuove elezioni.

Il presidente della Repubblica greco, Karolos Papoulias gioca le ultime carte per arrivare alla definizione di un governo di unità nazionale, senza il quale il Paese sarebbee stato costretto a tornare alle urne. E Atene trova l'accordo. Anche se a firmarlo sono soltanto due dei tre partiti principali: Nea Democratia (conservatori) e Pasok (socialisti). Si dovrà fare a meno della sinistra radicale, che ha rifiutato categoricamente di cedere a una proposta di governo di unità.

L'alleanza a tre, orfana di un partito, coinvolgerà invece il Dimar, il partito della sinistra filo-europea. Un'alleanza che tenga in piedi un governo per due anni, permettendo l'attuazione del piano di austerità concordato con l'Europa. Ma è lo stesso partito di sinistra a negare che l'accordo sia già stato trovato e a rimarcare: i negoziati sono ancora in corso.

Il commento di Tsipras, leader della sinistra radicale, è stizzito: "Hanno 168 deputati nel nuovo Parlamento, hanno la maggioranza". Una maggioranza che useranno per attuare il programma di austerità "criminale" imposto dall'Ue.

Dall'Europa non dovrebbero arrivare comunque "nuovi prestiti o nuove concessioni". Nessuna speranza dunque di un ammorbidimento dei termini di salvataggio per Atene.

A dirlo è un portavoce dell'esecutivo comunitario, che risponde così a una notizia riportata ieri dalla testata Real News, che parlava invece della possibilità di una proroga fino al 2015 dell'impegno per la riduzione del deficit, che sarebbe stata garantita dall'impegno congiunto di Ue, Fmi e Bce.

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