Dal golpe filosovietico alla Rivoluzione di vellutoUna storia attraversata dal sangue

Dal golpe filosovietico alla Rivoluzione di vellutoUna storia attraversata dal sangue

Un grande cancello rosso e una forca hanno ricordato quest'anno in Piazza della Citta Vecchia, a Praga, i crimini del comunismo. 65 anni sono passati dal putch con il quale, il 25 febbraio 1948, i comunisti si impadronirono del potere nell'ex Cecoslovacchia, per mantenerlo poi oltre quarant'anni. I comunisti costrinsero il presidente Edvard Benes ad accettare le dimissioni di dodici ministri non comunisti e a nominare il governo nuovo, filosovietico, del premier Klement Gottwald diventato poi il primo presidente comunista. La notte del 20-21 agosto 1968 poi le truppe di cinque paesi del Patto di Varsavia guidate dall'Urss invasero la Cecoslovacchia per porre fine all'esperimento del «socialismo dal volto umano» e alla sua Primavera di Praga. Furono usati 750.000, soldati 6.000 carri armati e 800 aerei. L'invasione fece 72 morti e 266 feriti. L'ultimo soldato sovietico lasciò il Paese il 27 giugno 1991, due anni dopo la caduta del comunismo.

Il comunismo finì pacificamente con la «Rivoluzione di velluto» nell'autunno del 1989, con Gorbaciov in Urss, che ebbe come protagonista Vaclav Havel, primo presidente della Cecoslovacchia libera (1989-1992) e della Repubblica ceca poi (1993-2003) dopo la separazione della Slovacchia.

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