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Hollande perde un altro treno. I ferrovieri bloccano la Francia

Ignorato l'appello del presidente ai sindacati: disagi e proteste. E oggi tocca al personale di terra dell'aeroporto Charles De Gaulle

Hollande perde un altro treno. I ferrovieri bloccano la Francia

Disagi per i cittadini e una prova per l'esecutivo guidato da Manuel Valls. È questa la sintesi del quarto giorno di scioperi dei trasporti su rotaia che paralizza la Francia da mercoledì. In media viaggiano solo 4 treni su 10. E per oggi è previsto lo sciopero del personale di terra dell'aeroporto parigino Charles De Gaulle. L'appello del presidente della Repubblica ai sindacati è valso a poco e Oltralpe ci si prepara a vivere una nuova giornata di ritardi e cancellazioni anche oggi.
Le sigle confederali hanno rispedito al mittente l'invito dell'Eliseo: «Siate consapevoli degli interessi di tutti», aveva detto François Hollande venerdì, intervenuto nel terzo giorno di scioperi del personale delle ferrovie francesi dopo 48 ore di silenzio. Il Ps cercava la quadra per gestire una protesta di tali proporzioni e sembra averla trovata: governo ed Eliseo puntano sul braccio di ferro.

È toccato al premier Valls prendere in mano il dossier su cui finora aveva mantenuto un basso profilo. In gioco c'è la riforma dei servizi ferroviari promossa dal ministro ai Trasporti Frédéric Cuvillier, che sarà discussa martedì in Assemblea nazionale. Ai sindacati non va giù la decisione di riunire sotto un'unica insegna i due gruppi: Sncf, cioè le ferrovie, e Rff, il gestore della rete rotaia. Separati nel '97 da Jacques Chirac, le due imprese pubbliche hanno accumulato un indebitamento di circa 32 miliardi complessivi. A oggi un miliardo l'anno di perdite e accavallamenti nelle competenze hanno spinto il governo ad accelerare la creazione di un polo pubblico unificato, cioè una holding che raggruppa treni e infrastrutture e occupa 50mila persone. A far scioperare a oltranza il personale è stato però l'annuncio di un contratto comune per tutti gli operatori ferroviari, su cui il governo non sembra intenzionato a cedere.
A tre mesi dall'ingresso a Matignon, Manuel Valls affronta il suo primo grande sciopero da capo del governo. I sondaggi non premiano né lui, in calo al 48% di gradimento, né tantomeno Hollande. Il presidente della Repubblica è precipitato al 22%. Un'altra rilevazione lo dà addirittura al 15% e attribuisce una fiducia del 30% a Valls.

Questo è il dato che più allarma il Ps e fa dire al premier che il rischio di vedere Marine Le Pen al secondo turno, al ballottaggio con l'Ump, è piuttosto concreto. «La gauche si deve reinventare», spiega Valls, e in un contesto particolare: quello della gestione del potere. Lo spiraglio di trattativa aperto con i sindacati non ha avuto ancora effetto, lo sciopero prosegue. Parlando ieri alla direzione nazionale del Partito socialista, il premier ha ammesso senza mezzi termini che «la gauche può morire», se non cambia. Perché non è «mai stata così debole nella storia della V Repubblica».

Non siamo più all'opposizione, dice Valls. Via libera dunque a un primo braccio di ferro con i sindacati, come fa un partito di governo. Senza debolezze, ma senza neppure certezze. Un cambio di rotta che al momento non trova l'unanimità nel partito, dove prevale la linea dell'ascolto sindacale. Ma Valls ha convinto Hollande a seguirlo sul sentiero del braccio di ferro e il testo arriverà in Parlamento così com'è.
«Il dialogo resta aperto, modifiche sono possibili, ma lo sciopero deve fermarsi», ha detto ieri. Se il piano di forza del governo – che ieri ha rinnovato anche il proposito di abbassare le tasse alle classi medie – andrà in porto, forse si tornerà a circolare da stasera. E Valls potrà dire di aver incassato una prima vittoria.
La scelta del braccio di ferro penalizza però i cittadini. In alcune stazioni ferroviarie gruppi di pendolari si sono presentati con dei cartelli chiedendo le dimissioni di Hollande.

Le sigle non hanno ceduto neppure di fronte all'annuncio del premier, che lascia «aperta la porta del governo» per un dialogo da sviluppare nelle prossime ore, ma senza concedere nulla.

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