I rapitori: «Il carabiniere libero tra due giorni»

Alessandro Spadotto, il giovane carabiniere rapito nello Yemen, «sarà rilasciato nei prossimi due giorni» sostiene Marib press, un sito giornalistico solitamente ben informato. L'annuncio arriva direttamente dallo sheik che lo ha rapito, Ali Nasir Huraidkan, che martedì ha parlato con il Giornale dando l'impressione di una soluzione in tempi brevi. L'ostaggio italiano «sta bene» ha sottolineato Ali Nasir aggiungendo che «c'è una mediazione tribale» in corso. E rivelando che «la questione potrebbe essere risolta stanotte, domani o nei prossimi due giorni».
Lo sheik rapitore non fa parte di nessun gruppo politico, o fazione islamica in armi, come aveva già spiegato al Giornale. «La mia richiesta riguarda il sottoscritto e il governo yemenita - spiega ai giornalisti locali - e il sequestro rappresenta solo un mezzo di pressione» sulle autorità di Sana'a, la capitale, dove Spadotto è stato sequestrato. Il capo dei sequestratori sostiene che il governo gli avrebbe ingiustamente sequestrato alcuni beni, probabilmente terreni, e soldi. In pratica vuole un indennizzo che lo compensi delle perdite. Il problema è che non si tratta proprio di un santerellino. In gennaio era in galera per aver ucciso due militari in un conflitto a fuoco dai contorni poco chiari. I suoi uomini hanno rapito un giovane dipendente norvegese dell'Onu ottenendo la liberazione dello sheik. Il risultato è che Ali Nasir risulta ricercato per omicidio e banditismo e fa parte della lista nera degli yemeniti che non possono espatriare. Una delle richieste è poter lasciare il paese quando vuole.
Lo sheik ha assicurato a Marib press che Spadotto «ha tutto quello di cui ha bisogno, compreso Internet e il telefono». Quando il Giornale ha raggiunto l'ostaggio martedì, via cellulare, l'impressione è che venisse effettivamente trattato bene, più come un ospite che sequestrato. «Il diplomatico (riferendosi al carabiniere, ndr) è solo una carta per fare pressione nei confronti del governo yemenita perché nessuno ha ascoltato le mie richieste» spiega Ali Nasir.
Secondo una fonte del Giornale a Sana'a «il ministro dell'interno, Abdbulkader Gathan, assicura che la mediazione per la liberazione dell'ostaggio procede per il meglio e c'è fiducia in una giusta conclusione». Però le autorità yemenite non si sbilanciano sui tempi del rilascio. Voci incontrollate parlavano già ieri di imminente liberazione, ma non c'è alcuna conferma ufficiale.
La lotta è contro il tempo. Se la trattativa si allungasse troppo o si inceppasse non si può escludere che per ritorsione l'ostaggio potrebbe essere venduto a gruppi ben più pericolosi. Nonostante lo sheik giuri di non aver a che fare con fazioni islamiche o del terrore, la regione di Marib è infiltrata da Al Qaida, anche se meno rispetto al sud del paese.
Nel 2001, alla vigilia dell'11 settembre, proprio a Marib le forze di sicurezza scatenarono il primo attacco in grande stile contro la tribù al Jalal, che dava rifugio ai seguaci di Bin Laden. Lo stesso clan di cui farebbe parte Ali Naser, anche se altre fonti indicano che risponde alla tribù più ampia degli Obeida. Nel 2001 i miliziani tribali non volevano consegnare dei volontari della guerra santa che avevano combattuto in Afghanistan. Nel 2010 il governo concordò un fragile patto con gli Obeida, dopo che le cellule di Al Qaida avevano eliminato 37 ufficiali dell'esercito e funzionari pubblici locali in esecuzioni mirate. La rivista di Al Qaida, Inspire, in un articolo del 2011 dedicato ai propri «martiri», parla degli attacchi dal cielo dei droni americani contro le case rifugio nella regione di Marib. Saeed al Shiri, un terrorista saudita, ex di Guantnamo, si è dilettato a far saltare in aria ripetutamente l'oleodotto che passa per la regione dove si trova Spadotto. Il 24 aprile un'operazione di intelligence ha individuato ed eliminato Muqbil Al-Omda, un ufficiale pagatore di Al Qaida ai confini della regione di Marib. Due giorni prima un drone aveva incenerito un'auto con sospetti terroristi a bordo a solo venti chilometri dal capoluogo locale. E ieri miliziani di al Qaida hanno attaccato un commissariato nello Yemen meridionale uccidendo 5 agenti.
Per ora, però, non esiste il rischio che l'ostaggio passi di mano. «Se ci fossero novità su Alessandro sarei fuori a gridare dalla gioia.

Ma aspetto fiducioso», ha detto a un'agenzia di stampa Augusto Spadotto, padre dell'ostaggio e brigadiere capo in congedo dei carabinieri. «Sono attaccato al telefono di casa, al cellulare - spiega il genitore - e aspetto il messaggino o la chiamata, qualche segnale che mi può dire qualcosa di positivo. Speriamo».
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