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Spiragli di pace tra Washington, Kiev e Mosca dopo Mar-a-Lago. Macron convoca i volenterosi

Gennaio mese chiave per i negoziati: vertici a Parigi e Washington, gruppi di lavoro Usa-Russia e nuove aperture sul quadro di pace

Spiragli di pace tra Washington, Kiev e Mosca dopo Mar-a-Lago. Macron convoca i volenterosi

I negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina entrano in una fase decisiva, tra cauto ottimismo, nodi ancora irrisolti e una crescente centralità delle garanzie di sicurezza. Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che all’inizio di gennaio convocherà a Parigi i Paesi della cosiddetta “Coalizione dei volenterosi” per definire i contributi concreti di ciascuno Stato a sostegno di Kiev, nel quadro di un possibile accordo di pace. Secondo fonti citate dalla stampa americana, l’amministrazione Usa considera il vertice di Parigi un passaggio chiave per “europeizzare” una parte significativa dell’onere della sicurezza post-bellica.

Stiamo facendo progressi sulle garanzie di sicurezza, che saranno essenziali per stabilire una pace giusta e duratura”, ha dichiarato Macron al termine di una videoconferenza che ha riunito il presidente Donald Trump, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e diversi leader europei. Il capo dell’Eliseo ha poi confermato di aver parlato direttamente con Zelensky, sottolineando che le parti sarebbero “molto, molto vicine a una soluzione”. I principali network statunitensi parlano di un clima “insolitamente costruttivo” rispetto ai precedenti tentativi diplomatici.

L’ottimismo è stato rinfocolato anche da Trump, dopo l’incontro con Zelensky nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida. “Abbiamo discusso molte questioni e fatto grandi progressi per porre fine alla guerra”, ha affermato il tycoon davanti ai giornalisti, definendo “eccellente” anche il confronto in videocollegamento con i leader europei. Secondo indiscrezioni riportate da media Usa, Trump avrebbe coinvolto direttamente un ristretto gruppo di consiglieri con esperienza nei dossier russo-ucraini. Pur riconoscendo l’esistenza di “questioni molto spinose”, Trump ha insistito sul fatto che tutte le parti coinvolte vogliono arrivare alla pace “il prima possibile”. Diversi funzionari dell'amministrazione hanno affiancato Trump in quel di Mar-a-Lago con la delegazione ucraina. Presenti, tra gli altri, l'inviato Steve Witkoff, il segretario di Stato Marco Rubio, il segretario alla Difesa Pete Hegseth, il capo dello stato maggiore congiunto Dan Caine, il capo dello staff della Casa Bianca Susie Wiles, il genero di Trump Jared Kushner.

Il nodo centrale resta il Donbass. Trump ha ammesso che l’ipotesi di una soluzione speciale per la regione, inclusa l’idea di una zona di libero scambio, è ancora “irrisolta”, ma ha assicurato che le parti si stanno “avvicinando molto”. Da parte sua, Zelensky ha ribadito che la posizione di Kiev resta distinta da quella di Mosca, ma ha aperto alla possibilità di indire un referendum sul futuro dei territori contesi. “Deve decidere la nostra società. È la nostra terra e spetta agli ucraini votare”, ha dichiarato. La stampa americana sottolinea come l’ipotesi del referendum rappresenti una delle aperture più delicate mai avanzate pubblicamente da Kiev.

Secondo il presidente ucraino, il piano di pace in 20 punti discusso con Washington sarebbe “concordato al 90%”. Al centro dell’intesa restano le garanzie di sicurezza, definite “una pietra miliare fondamentale” per evitare una ripresa delle ostilità. I team negoziali di Stati Uniti e Ucraina torneranno a incontrarsi già la prossima settimana, mentre Trump ha annunciato che ospiterà Zelensky e i leader europei a Washington nel mese di gennaio. Fonti della Casa Bianca, citate dai quotidiani statunitensi, parlano di un’agenda “serrata” e di contatti quasi quotidiani tra le delegazioni.

Sul fronte russo, il Cremlino ha confermato un colloquio telefonico di oltre un’ora tra Trump e Vladimir Putin, avvenuto su iniziativa americana. Secondo il consigliere presidenziale Yuri Ushakov, i due leader condividono lo scetticismo verso un cessate-il-fuoco temporaneo, ritenuto un rischio di prolungamento del conflitto. Putin avrebbe inoltre invitato Kiev a prendere una decisione “coraggiosa” sul Donbass, tenendo conto della situazione sul terreno.

La telefonata ha però prodotto un risultato concreto: Mosca ha accettato la proposta statunitense di istituire due gruppi di lavoro, uno dedicato alle questioni di sicurezza e l’altro agli aspetti economici. Trump e Putin hanno concordato di risentirsi dopo il prossimo incontro con Zelensky. Più duro il tono del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, che ha attaccato il cosiddetto “partito della guerra europeo”, accusato di voler infliggere una sconfitta strategica alla Russia. Lavrov ha avvertito che eventuali contingenti militari europei in Ucraina diventerebbero “obiettivi legittimi” per le forze armate russe, pur ribadendo che Mosca non intende attaccare altri Paesi. Le dichiarazioni sono state rilanciate con cautela dai media Usa, che evidenziano il contrasto tra il linguaggio diplomatico dei negoziati e la retorica pubblica di Mosca.

Dall’Unione europea, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha accolto con favore i “progressi significativi” emersi dai colloqui, sottolineando che l’Europa è pronta a continuare a collaborare con Kiev e Washington. “Fondamentali sono garanzie di sicurezza incrollabili fin dal primo giorno”, ha scritto su X.

Anche sul fronte della ricostruzione emergono segnali inattesi. Trump ha affermato che la Russia sarebbe pronta a “dare una mano” per il futuro dell’Ucraina, aggiungendo che Putin si sarebbe mostrato “molto generoso” sulla questione durante il colloquio telefonico. Trump ha lasciato aperta la possibilità di recarsi in Ucraina. "Non ho alcun problema a recarmi in Ucraina. Non lo prevediamo, vorrei concludere l'accordo senza dover necessariamente andare”, ha detto ai giornalisti a Mar-a-Lago. “Mi sono offerto di andare a parlare al parlamento se questo potesse essere d'aiuto. Non so se lo sarebbe, penso che probabilmente lo sarebbe, ma non so nemmeno se sarebbe gradito”, ha aggiunto.

Mentre il negoziato resta complesso e carico di incognite, gennaio si profila, dunque, come un mese chiave.

Tra il vertice di Parigi, il nuovo round di colloqui tra Kiev e Washington e l’incontro alla Casa Bianca, la diplomazia internazionale sembra tentare l’ultimo miglio verso un accordo che potrebbe ridefinire gli equilibri di sicurezza in Europa.

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