I terroristi islamici minacciano 5 Paesi: boicottate i Giochi

Messaggi farneticanti inviati via email anche al Coni. Gli atleti: "Olimpiadi blindate, ma ce l'aspettavamo"

I terroristi islamici minacciano 5 Paesi: boicottate i Giochi

Le intimidazioni via mail sembrano essere le ultime diavolerie partorite dai terroristi islamici in vista delle Olimpiadi di Sochi. Il Coni e il Cio, che hanno ridimensionato l'accaduto, riferiscono di aver ricevuto ieri mattina messaggi di posta elettronica (in russo e inglese) contenenti frasi farneticanti. Le stesse inviate ai comitati olimpici di Ungheria, Germania e Slovenia. Sarebbero stati presi di mira anche i computer della sezione austriaca, anche se a Vienna l'allarme è rientrato. C'è un tentativo evidente di creare terrore psicologico, ma come spiega l'ex slalomista azzurra Maria Rosa Quario «non resta da fare altro che pensare positivo. Ho vissuto dieci Olimpiadi, due da atleta e otto da giornalista. Ero a Salt Lake City, quattro mesi dopo l'attentato alle Torri Gemelle. La tensione si poteva tagliare con un coltello e i controlli erano estenuanti. Dobbiamo guardare avanti, altrimenti si ferma tutto».

Un messaggio che raccoglie e condivide la figlia Federica Brignone, tra le atlete con speranze di medaglie per l'Italia nello slalom gigante. «Vado a Sochi per vivere l'atmosfera e ogni sfumatura delle Olimpiadi. Timori? Non mi pongo il problema. Devo pensare alle gare e alimentare lo spirito di fratellanza che emerge nel corso di questi appuntamenti così speciali. La politica lasciamola fuori dal mondo dello sport». Frasi che stridono con quelle del tecnico della nazionale maschile di sci alpino Claudio Ravetto, convinto di vivere a Sochi «chiuso nel villaggio, in quota, vicino alle piste. Sarà un'Olimpiade da prigionieri, ma ce l'aspettavamo».

Sulle mail il Comitato Olimpico Internazionale non sembra arrovellarsi più di tanto. La portavoce Rachel Rominger parla di «messaggi random provenienti da un soggetto pubblico, pur tenendo in massima considerazione ogni fattore di sicurezza». Il Cio mantiene la calma, ma per l'intelligence russa sono giorni frenetici. I servizi segreti di Mosca, in concertazione con quelli di Pechino, stanno valutando gli obiettivi sensibili entrati nel mirino dei terroristi guidati dal comandante separatista ceceno Dokka Umarov. Nella lista nera figurano i tre aeroporti di Mosca (Sheremetyevo, Domodedovo e Vnukovo), quello di Sochi, e lo Hahn di Francoforte. Bollino rosso anche per il "Fisht Olympic Stadium", l'impianto che il 6 febbraio ospiterà l'apertura ufficiale di Sochi 2014. Non verrebbe considerata sicura la metro che collega il villaggio olimpico di Adler alla località di gara di Krasnaya Polyana, così come la nuova linea ferroviaria Mosca-Adler e lo stesso villaggio che ospiterà gli atleti. Esiste inoltre la convinzione che i terroristi possano tentare qualche blitz nei 36 alberghi o nei 14 centri commerciali di Krasnaya Polyana e di Estosadok, le località nelle quali si disputeranno le principali gare. Di fronte alla vedova nera che tenta di farsi saltare in aria in un supermercato diventa quasi proibitiva una qualsiasi opera di bonifica. A Volgograd gli uomini di Umarov hanno già eluso una sorveglianza ritenuta ferrea perpetrando una sadica prova generale che è costata la vita a 34 persone.


Sochi la nuova Monaco? È la domanda ricorrente, anche se i 2,5 miliardi di euro spesi dall'amministrazione Putin per garantire il massimo livello di sicurezza dovrebbero scacciare, almeno sulla carta, qualsiasi pensiero negativo. Tutto questo nonostante Mosca abbia rifiutato l'aiuto dei sauditi, che promettevano di tenere a bada i terroristi ceceni in cambio di uno smarcamento russo dal regime di Assad.

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