Si è temuto fin dall'inizio. Si è sperato fino alla fine, quando sembrava ormai un incubo scongiurato. Invece eccola che si materializza la tragedia italiana nella tragedia spagnola. Ha gli occhi vispi e ignari di Dario Lombardo, 25 anni, un mucchio di sogni schiantatisi a 190 all'ora, su quella curva maledetta a bordo del treno ad alta velocità che a Santiago de Compostela è deragliato come il gioco impazzito messo in mano a un ragazzino maldestro e ridotto oggi solo a un mucchio di lamiere insaguinate. Dario è tra le 78 vittime di quel nuovo conteggio ufficiale che fino all'ultimo si è sperato non contenesse un nome italiano. Invece è arrivato il test del Dna a interrompere le preghiere dei genitori, accorsi in Spagna dalla Germania, dove gestiscono un ristorante di una cittadina della bassa Baviera, vicino a Monaco. Lunghe ore di attesa, per dare un nome a quei sei corpi senza nome, troppo martoriati per essere riconoscibili. Fino al responso più crudele. E la conferma della Farnesina.
La notizia è l'epilogo di quarantottore che hanno tenuto col fiato sospeso anche l'intera comunità di Forza d'Agrò, il paesino in Sicilia, nel messinese, dove Dario viveva con nonni e zii, mentre frequentava la facoltà di Economia dell'Università di Catania. Fino all'ultimo si è sperato che il suo nome fosse solo tra quello dei feriti, di cui manca ancora una lista ufficiale. «Il paese non crede che sia tra le vittime - diceva quasi a scongiurare il peggio Fabio Di Cara, il sindaco di Forza d'Agrò - perché fino a quando c'è una speranza, la si cavalca». Ma è lo stesso sindaco, nel raccontare lo stato d'animo dei genitori di Dario durante l'attesa del test del Dna, a far trapelare un triste presagio: «Sono straziati».
Del ragazzo si sono perse le tracce alle 20.42 di mercoledì, l'ora del disastro ferroviario, quando Dario era al telefono con un'amica che ha confermato si trovasse sul treno, dopo aver deciso di trascorrere una vacanza in Galizia e dopo un fuori programma che gli sarà fatale: aveva perso la coincidenza aerea a Madrid e deciso all'ultimo minuto di salire su quella carozza invece di volare, prima di andare in Germania a trovare i genitori. «Sono un ragazzo solare, attivo e molto sportivo - così si presentava Dario nel profilo creato sul social network Netlog, dove racconta di essere appassionato di nuoto e calcio - Ho vissuto per 14 anni all'estero e per questo parlo tre lingue: italiano, inglese e tedesco». Un cittadino del mondo, insomma. Il cui destino è finito nelle mani di un conducente accecato dal brivido della velocità.
Francisco Josè Garzon Amo, il macchinista che ha portato il treno a 190 all'ora dove il limite era 80, e che amava vantarsi dei suoi record di velocità, rischia da 12 fino a 312 anni di carcere, in base all'articolo 142 del codice penale spagnolo, che prevede per il reato di negligenza (con conseguenze mortali) una pena da uno a quattro anni per ciascuna vittima. Ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. I familiari e i feriti potranno chiedere risarcimenti fino a 150 milioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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