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Monica Lewinsky: "Sono la donna più umiliata della Terra"

In un'intervista tv l'ex stagista della Casa Bianca ricorda la vicenda che la vide al centro dello scandalo che travolse Bill Clinton

Monica Lewinsky: "Sono la donna più umiliata della Terra"

Di mestiere fa la psicologa, ha quarant'anni e, suo malgrado, in tutto il mondo è famosa per ciò che fece quando era solo una stagista. Stiamo parlando di Monica Lewinsky, finita al centro dello scandalo che creò non pochi imbarazzi al presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. Quest'ultimo fu costretto a subire un lungo procedimento giudiziario per le accuse di spergiuro seguite alle sue dichiarazioni in merito alla vicenda (aveva detto di non aver mai fatto sesso con la ragazza).

"Sono stata la donna più umiliata sulla faccia della Terra", racconta oggi la Lewinsky nella sua prima intervista tv da oltre 10 anni. Parla nel corso del programma "The 90’s: The Last Great Decade", realizzato dal National Geographic Channel e che ripercorre le vicende degli anni Novanta. "Vedere la mia storia strappata a trasformata in nel rapporto Starr con le cose stravolte oppure con le cose che pensavo fossero state cancellate dal mio computer, quella è stata una violazione continua", ha proseguito la donna, lamentando il modo in cui è stata poi rappresentata dai media. "Essere nel mezzo di una tempesta mediatica è allarmante, spaventoso" , ha aggiunto esprimendo la

538em;">convinzione di essere stata attaccata in questo modo perché donna.

Nel 1995 l'allora ventiduenne Lewinsky iniziò una relazione con il presidente degli Stati Uniti. E ne parlò a una sua amica, Linda Tripp, che lavorava al Dipartimento della Difesa e registrava le telefonate con la Lewinsky. Quando, nel 1998, scoppiò il "caso Paula Jones" (la giornalista che aveva accusato Clinton di molestie sessuali nel periodo in cui era governatore dell'Arkansas), la Tripp decise di consegnare i nastri delle telefonate al giudice Kenneth Starr, che iniziò a indagare sui comportamenti del presidente. Scoppiò uno scandalo che ebbe risonanza mondiale, e portò la Camera dei rappresentanti a sfiduciare Clinton per aver mentito sulla presunta relazione. I repubblicani provarono ad avviare la procedura di impeachment contro il presidente, ma lo scandalo terminò nell'agosto del 1998, quando Clinton andò in tv e ammise pubblicamente di aver mentito.
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