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La mossa di Obama: più diplomatici trans

Il blitz della Casa Bianca per consolidare l'appoggio della lobby gay

La mossa di Obama: più diplomatici trans

Nuovi diplomatici cercasi. Bravi e preparati? Macchè, rigorosamente omosessuali. I casting li sta facendo John Kerry che, in occasione di un appuntamento organizzato al Dipartimento di Stato americano dalla comunità LGBT nelle agenzie degli Affari esteri, ha annunciato che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama sta lavorando "duramente" per assicurare che entro la fine del mandato ci saranno "ambasciatori lesbiche, bisessuali e transessuali". Una vera svolta che, però, non spiega la connessione tra la bravura e le preferenze sessuali.

In un momento di indubbia difficoltà sul versante degli esteri, l'America scommette tutto sugli ambasciatori gay. Come spiega Libero, in occasione della nomina di Ted Osius (diplomatico dichiaratamente omosessuale) a un posto di altissimo livello in Vietnam, Kerry ha lanciato le nuove politiche dell'amministrazione Obama per consolidare l'appoggio della lobby gay e ottenere maggiori finanziamenti per il Partito democratico. Un'operazione che sminuisce i meriti di Osius che da anni opera in Indonesia, Tailandia, India, Città del Vaticano e Filippine. Per l'occasione lo trasforma nel "campione gay" della Casa Bianca. Uno spot elettorale più che una nomina di qualità? Sono in molti a chiederselo, soprattutto in un momento difficile per gli Stati Uniti. "Sono molto orgoglioso dei progressi che stiamo facendo nelle nomine di ambasciatori LGBT - spiega lo stesso Kerry - ho lavorato con il comitato qui al Dipartimento di Stato, e ho lavorato con la Casa Bianca. Il risultato è che Ted sarà il primo membro ufficiale LGBT a servire come ambasciatore in Asia".

Osius non è il primo e non sarà nemmeno l'ultimo rappresentante diplomatico statunitense dichiaratamente omosessuale. È l'ottavo. Ma nei piani del segretario di Stato americano è di affrettare nuove nomine. Il piano ha avuto un'accelerata nel 2013 quando Obama ha nominato James Costos in Spgagna, Rufus Gifford in Danimarca e Daniel Baer all'Ocse. Tutti e tre apertamente omosessuali. Un'operazione preparata dalle nomine di ambasciatori di "minor peso" (Lussemburgo, Nova Zelanda e Romania) per sondare l'opinione pubblica. Una politica che ha già trovato non poche resistenze.

Quando il presidente degli Stati Uniti ha inviato James Brewster a Santo Domingo, l'arcivescovo Nicolas de Jesus Lopez Rodriguez lo attaccò apertamente.

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