La perfezionista di Obama tratta con Teheran

Il ministro iraniano incontra la «dura» Sherman, che diceva: "L'inganno è nel loro dna"

La perfezionista di Obama tratta con Teheran

Ha un caschetto di capelli candidi, occhiali dalla montatura scura e indossa giacche semplici. Alle spalle ha una fama da perfezionista attentissima ai dettagli e una carriera a fianco delle due signore del Dipartimento di Stato americano: Madeleine Albright e Hillary Clinton. Ora, Wendy Sherman è alla testa della delegazione americana che a Ginevra, assieme a Francia, Gran Bretagna, Cina, Russia e Germania, è impegnata a negoziare con l'Iran sul suo controverso programma nucleare e ha incontrato ieri il viceministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi. È lei che siede dunque con gli emissari del regime degli ayatollah in queste ore di trasformazioni storiche, dopo il riavvicinamento di inizio ottobre tra Iran e Stati Uniti, culminato in una inedita telefonata tra i presidenti Barack Obama e Hassan Rouhani.

L'Iran sostiene che il suo programma nucleare abbia scopi pacifici. America, Europa e soprattutto Israele temono invece che sarà presto capace di costruire la bomba atomica, per questo hanno imposto sanzioni economiche a Teheran. Il regime iraniano ha detto d'essere pronto a concessioni in cambio di un alleggerimento delle misure economiche. Le sei nazioni occidentali al tavolo del negoziato hanno chiesto all'Iran d'arrestare la produzione di uranio arricchito al 20 per cento. Vorrebbero che spedisse all'estero parte del materiale e chiudesse alcune centrali. Teheran ha già detto però che il trasporto del materiale nucleare fuori dal suo territorio è una linea rossa da non oltrepassare. E ha proposto un piano - presentato ieri per la prima volta in inglese e in Power point. I dettagli per ora restano segreti.

L'esito di questi colloqui è considerato per America ed Europa un test della serietà delle aperture iraniane. E accanto all'ottimismo internazionale per il nuovo corso diplomatico lo scetticismo rimane. «Sappiamo che l'inganno è nel Dna dell'Iran», ha detto Wendy Sherman testimoniando davanti al Congresso americano a inizio ottobre, proprio in vista di questi colloqui. «Sapremo a breve se c'è qualcosa di serio qui o no», ha spiegato, facendo capire che le sanzioni saranno parzialmente alleggerite soltanto in cambio di passi reali e tangibili da parte di Teheran.

La signora Sherman, numero tre del Dipartimento di Stato in qualità di Sottosegretario agli Affari politici, ha un'importante esperienza alle spalle per quanto riguarda il nucleare.

Nel 1999-2000 fece parte di quella delegazione che, assieme ad Albright durante l'era del presidente democratico Bill Clinton, volò a Pyongyang per negoziare con la Corea del Nord sul suo programma atomico. Quei colloqui non furono mai portati a termine e qualcuno, tra i repubblicani - racconta Foreign Policy - la criticò proprio per il suo lavoro al dossier nordcoreano, parlando di una politica dell'«appeasement».

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