Quella fissazione di collezionare tragedie

Dal muro di Berlino alle Due Torri: c'è sempre chi raduna cimeli da vendere

Russi alla ricerca dei frammenti di meteorite
Russi alla ricerca dei frammenti di meteorite

Si porta a casa un po' di tutto. Dal cervello di Mussolini al pene di Napoleone, dal cuore di Anna Bolena al teschio di Geronimo. La camicia insanguinata di Gheddafi è andata all'asta per due milioni di dollari, la siringa che ha ucciso Michael Jackson per cinque, la bara di Oswald, senza più il titolare dentro, si accontenta di 90mila dollari. Per dire di noi: i collezionisti italiani sono più o meno sette milioni, ma si dedicano prevalentemente a monete, francobolli, figurine, bambole. Stevanin invece radunava capelli e peli pubici delle sue vittime per farci dei cuscini. Per questo, dicono, il collezionismo non è solo passatempo ma disturbo della personalità. Collezionisti di ossa, ma anche di Storia. Portare a casa un feticcio, meglio se straordinario, serve in qualche modo a farne parte, o a rivenderlo quando fa comodo. Prendi i pezzi del Muro di Berlino «artisticamente poco interessante» li liquidarono gli esperti. Ci hanno costruito autostrade, impacchettato doni per diplomatici e capi di stato, Cia, Vaticano, Santuario di Fatima, Parlamento di Strasburgo ne hanno voluto un campione. Ma migliaia di pezzi picconati sono diventati souvenir per tutti. Sul sito internet berlin-wall.net continuano a vendere quel che resta della barriera che divise il mondo. Quelli con i graffiti costano di più. Il Titanic, sepolto a più di 4.000 metri al largo di Terranova, è diventato in più di un secolo un vera e propria caverna di Ali Baba: 5.500 pezzi raccolti durante sette spedizioni sono andati tutti all'asta. L'ultimo è stato il menu dell'ultima cena. Se il sindaco di New York Michael Bloomberg bloccò la vendita su eBay di cimeli che «offendono la memoria dei morti dell'11 settembre» poco s'è potuto fare a New Orleans dopo Katrina. Il diario bagnato di una delle vittime, una bambolina di chi sa chi, un Sos in bottiglia. Chi ha messo all'asta «detriti originali» raccolti di persona ha anche spiegato perchè: «Sono spinto dall'avidità. Non state facendo beneficenza, ma comprando un souvenir». Da noi l'ultima bravata è la sparizione della campana di bronzo dalla Costa Concordia affondata al Giglio e venduta a misteriosi compratori. Sono anche spariti tutti i preziosi dalla gioielleria della nave, il giornale di bordo, i bicchieri da cocktail, i gettoni del casinò. Un mese dopo l'affondamento le aste erano già 91. Il menù della cena di gala «in perfetto stato e ormai introvabile» ha toccato quota 80 euro. Se il cimelio non c'è, pazienza. Si crea sul posto.

Il giorno dopo l'omicidio di Gianni Versace, sulla scalinata della villa ricoperta di fiori e candele, un uomo schiacciò le pagine di una rivista con la pubblicità dello stilista sui gradini dove erano rimaste le tracce di sangue per stamparne l'impronta. Era luglio. Ma fuori c'era un vento gelato.

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