Rapimenti e figuracce: schiena curva non paga

Dietro all'ultimo sequestro si tocca con mano la fragilità della no­stra politica estera nei confronti di chi, nel resto del mondo, ci tratta in modo arbitrario e si comporta in modo arro­gante

Rapimenti e figuracce: schiena curva non paga
Schiena dritta paga, schiena ricurva non pa­ga. Dietro all'ultimo sequestro degli italiani Paolo Bosusco e Claudio Colange­lo in India si tocca con mano la fragilità al limite del cedimento della no­stra politica estera nei confronti di chi, nel resto del mondo, ci tratta in modo arbitrario, si comporta in modo arro­gante e non esita a ricorrere alla violenza. Il precedente dell'arresto dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso due cittadini india­ni in acque internazionali dove quindi non vige la legislazione indiana, consen­tendo ciononostante ai militari indiani di salire a bordo della petroliera Enrica Lexie battente bandiera italiana e di per sé zona extraterritoriale sottoposta alla legge italiana, permettendo persino che la nave stessa e il suo equipaggio vengano seque­strati in attesa del giudizio del tribunale dello Stato del Kerala dove la vicenda vie­ne strumentalizzata elettoralmente, ha da­to dell'Italia l'immagine di un Paese con la schiena ricurva.

Diciamo pure che la realtà dell'Italia con la schiena ricurva è una tradizione. Per decenni siamo scesi a patti con i burat­tinai del terrorismo palestinese e islamico per salvaguardare preventivamente il no­stro territorio nazionale dalla loro attività criminale o per assicurare il rilascio dei no­stri ostaggi dietro il pagamento di un lauto riscatto. Che l'Italia sia stato un buon paga­to­re lo sa bene l'insieme della rete del terro­rismo globalizzato dopo la pubblicazione e l'accertamento della modalità e soprat­tutto­dell'ammontare versato per la restitu­zione dei nostri connazionali rapiti in Irak, Libano, Algeria, Libia, Sudan, Afghani­stan, Pakistan e Somalia. Siamo a tal punto assuefatti alla tradizione della trattativa con i terroristi che ci siamo scandalizzati, a partire dal presidente della Repubblica Napolitano, che gli inglesi abbiano preso l'iniziativa di liberare due ostaggi, il conna­zionale Franco Lamolinara e il britannico Chris McManus, sequestrati da Al Qaida in Nigeria. Purtroppo nel corso dell'azio­ne militare i terroristi hanno assassinato i due ostaggi. E noi italiani, a livello governa­tivo, anziché denunciare Al Qaida che ave­va sequestrato e poi assassinato gli ostag­gi, ci siamo scagliati contro il governo di Londra. Se per ipotesi l'assalto si fosse con­cluso con la liberazione degli ostaggi, avremmo sicuramente ringraziato le forze speciali di Sua Maestà e manifestato la no­stra piena soddisfazione. Purtroppo ha prevalso la ferocia di chi non ha alcuna considerazione della sacralità della vita. Ma la nostra reazione è stata di chi biasima coloro che difendono costi quel che costi la sacralità della vita e il primato della leg­ge, mentre all'opposto abbiamo conferma­to di essere più concilianti con chi ricatta e uccide.

La «via italiana» per ottenere il rilascio degli ostaggi viene attualmente praticata nel caso di Rossella Urru, la cooperante ra­pita nel Sud dell'Algeria sempre da Al Qai­da, e di cui era stata erroneamente diffusa la notizia della sua liberazione. Sempre nel Sud dell'Algeria e sempre da parte di Al Qaida fu catturata nel febbraio 2011 Maria Sandra Mariani. Se dovessimo fare riferi­mento all'esempio di Maometto e di Bin Laden, la loro scelta è di uccidere gli ostag­gi così come recita il Corano al versetto (8, 67): «Non si addice a un profeta possedere prigionieri prima di aver sgominato sulla terra i nemici di Dio». Tuttavia secondo al­cuni giureconsulti islamici quest'ordine di giustiziare i prigionieri verrebbe supera­to dal successivo versetto ( 47,4) che recita: «Quando vi scontrate in battaglia con i mi­scredenti, colpiteli alla nuca finché li avre­te sgominati; poi stringete bene i ceppi. E dopo graziateli oppure chiedete il prezzo del riscatto, finché la guerra si sarà sgrava­ta dei suoi pesi».

Ricordiamoci che nelle mani dei terrori­sti islamici ci sono anche Giovanni Lo Por­to catturato con un cooperante tedesco in Pakistan e sei marinai italiani

della nave Enrico Ievoli. Dobbiamo confidare nella misericordia di Allah sperando che il capo dei terroristi propenda per la prima anzi­ché per la seconda indicazione coranica o cominciare anche noi a raddrizzare la schiena?

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