Sarkò e i mondiali «venduti» all'emiro

Una distinta, e segreta, cena conviviale con un menù energetico a base di calcio, potere e denaro. Tre portate che spesso si mescolano con effetti deflagranti. La cena in questione, stando all'inchiesta di France Football che da due giorni sta facendo parlare il mondo dello sport, sarebbe avvenuta il 23 novembre del 2010 nelle austere stanze dell'Eliseo. Ospiti dell'allora presidente di Francia Nicolas Sarkozy erano presenti tra gli altri il primo ministro del Qatar, principe Tamin Hamad Al Thani, Michel Platini, presidente della Uefa e Sebastien Bazin, presidente del fondo Colony Capital, all'epoca proprietario del Paris Saint Germain, la squadra di calcio francese per cui Sarkò tifa fin da quando era un semplice ragazzo figlio di immigrati ungheresi dalla ferrea e determinata ambizione.
La data è importante, perché pochi giorni dopo, il 2 dicembre, il Qatar batterà i favoritissimi Stati Uniti, aggiudicandosi per la prima volta nella storia l'organizzazione di un campionato del mondo di calcio, quello del 2022. Una decisione che da due anni e mezzo alimenta polemiche, visto che sulla candidatura dell'emirato gravavano dubbi grandi come gli stadi che allora erano ancora tutti da progettare. Il Qatar ottenne alla Fifa 14 voti su 22 e lo stesso Platinì rivelo in seguito di aver dato la sua preferenza al Paese arabo «perché era ora che un Mondiale si giocasse in questa parte del mondo».
Ieri Platini ha ammesso di aver partecipato alla famosa cena su invito di Sarkozy ma ha negato che il presidente gli abbia chiesto di votare per i qatarioti, spiegando di essersi seduto tranquillo al tavolo dell'Eliseo, «forte della mia indipendenza di giudizio». L'ex fantasista della Juve ha anche annunciato che querelerà la rivista (la stessa che nomina il Pallone d'oro). E naturalmente c'è già chi vede dietro le rivelazioni la manina interessata del grande manovratore Joseph Blatter, il padrone del calcio mondiale a cui Platini potrebbe strappare la presidenza della Fifa.
Il dibattito è rimbalzato anche in Spagna, perché tra i registi dell'operazione ci sarebbero anche il presidente della Federcalcio spagnola Angel Maria Villar e quello del Barcellona, Sandro Rosell: il Barça porta sulla maglia la sponsorizzazione della Qatar Foundation.
La verità è che l'aspetto più inquietante non è il risvolto calcistico, ma quello politico. L'esistenza stessa della cena non solo conferma il rapporto di ferro (più volte raccontato dal Giornale) che c'è tra Sarkozy il Qatar, un legame che l'emiro ha usato per entrare nel grande gioco della diplomazia e dotarsi di un peso politico che il piccolo Paese del golfo non aveva mai avuto. Quella cena disegna uno scenario che va oltre l'alleanza politica tra Parigi e Doha e fa pensare a un patto di potere dai risvolti inquietanti tra Sarkò e l'emiro.
Secondo la rivista francese, a quella cena si parlò anche del destino della squadra di Parigi, il Psg, e dei diritti tv del calcio francesi. Ed entrambi sono poi stati acquistati dal Qatar. Si parlò di Lagardere, il grande gruppo industriale francese da sempre sponsor di Sarkozy. E il fondo sovrano del Qatar ne ha acquisito un grosso pacchetto azionario. In seguito, il Qatar fu il principale sostenitore della Francia nell'attacco alla Libia. E Sarkozy ottenne anche dall'emiro un assist da spendere in campagna elettorale: l'investimento di un miliardo per creare lavoro nella banlieue parigina.

Dopo che il presidente francese fu battuto da Hollande, gli arabi si sono tirati indietro.
Più che Platini, i francesi dovrebbero interpellare Sarkozy. E chiedergli quante delle sue scelte politiche sono nate brindando a tavola con l'emiro.

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