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Sarkò vuol rinascere dalle ceneri Ump

Il partito è in crisi e l'ex presidente, in testa nei sondaggi, prepara il ritorno. In vista delle primarie di ottobre

L'ex presidente della Francia Nicolas Sarkozy
L'ex presidente della Francia Nicolas Sarkozy

All'Ump è tempo di sondaggi. Il 15 giugno il partito neogollista, secondo alle elezioni europee dietro il Front National, sarà ufficialmente senza un capo. Al congresso, che verrà celebrato ad ottobre, si avvia con un triumvirato litigioso: Jean-Pierre Raffarin, l'ex premier François Fillon e il più ambizioso dei tre, Alain Juppé, sindaco, deputato più volte ministro e pure lui già capo del governo. Accomunati tutti dalla contrarietà al ritorno di Nicolas Sarkozy, stanno evitando in ogni modo che il voto congressuale si trasformi in un «Sarko-Day». L'inglesismo passa di bocca in bocca, nel partito. Sin dalla vigilia delle celebrazioni per il «D-Day», la parata in memoria dello sbarco in Normandia a cui Sarko non avrebbe potuto partecipare; per impegni di agenda, aveva detto. Invece si è presentato, ha stretto la mano a François Hollande e ha incassato parecchi cori dalla folla: «Ni-colas! Ni-colas!». Uomo aduso alla claque, segnala qualcuno nell'Ump. Ma per altri l'acclamazione è indice di quanto l'ex presidente sia popolare e di quanto imponente sia tuttora la sua influenza nel partito.

Nonostante lo scandalo che ha colpito il presidente uscente dell'Ump, Jean- François Copé, e a catena lo stesso Sarkozy, trattandosi di fatture gonfiate in favore della sua campagna presidenziale 2012, l'ex inquilino dell'Eliseo ha rimesso in moto la personale macchina politica, fatta di ex ministri e deputati riuniti nell'associazione «Amici di Sarkozy», che su Le Monde gli hanno pubblicamente chiesto di tornare. Prima, però, vuole accertarsi di uscire «pulito» dall'affaire Bygmalion, ormai «affaire Sarkozy». Ha convocato ex collaboratori coinvolti nell'inchiesta per capire se la verità processuale possa attribuire a lui responsabilità penali: a oggi solo politiche. E per riprendersi il partito lascia andare qui e là una frase. Senza colpi di mano, almeno non evidenti, passando per la prassi: l'investitura popolare. Trattasi di primarie, ma à la mode, cioè che guardano i sondaggi. Sarko ha fatto sapere che se corre lui, a ottobre per gli altri non c'è storia. Di fatto un invito a ritirarsi in caso di sua presenza.

Juppé dopo la riconferma a sindaco di Bordeaux è uno dei pochi vincenti dell'Ump, apprezzato anche dall'elettorato non di destra, e non molla. Chiede primarie aperte a tutti i partiti della destra repubblicana: anche ai centristi, da cui si aspetta un sostegno, escludendo il Front National. Il triumvirato agisce per evitare ciò che sembra inevitabile: il ritorno del capo, evocato perfino dal nemico di sempre, Dominique de Villepin, che oggi elogia la capacità sarkozista di aggregare voti e si pente di averlo spesso osteggiato. Un sondaggio di Opinion Way descrive come probabile perfino lo scioglimento dell'Ump, sostenuto dal 65% dei francesi e dal 50% degli elettori di Sarkozy nel 2012. Linea cavalcata da Fillon, che martedì sera ha riunito i suoi sostenitori sotto le insegne dell'associazione Forza Repubblicana: 800 persone per criticare la gestione Copé, che avrebbe portato l'Ump a una crisi irreversibile, a un «possibile» scioglimento.

Sondaggi e numeri non danno però via libera. Una rilevazione Bva pubblicata da Le Parisien stabilisce che Sarko è ancora il più popolare fra i neogollisti nell'elettorato di destra, il 28% (Juppé è fermo al 19%). Se la domanda viene spalmata su tutti gli elettorati – in funzione di una sfida presidenziale – Juppé viene preferito dal 23%. L'ex presidente guarda pure all'attuale portafoglio del partito e dunque alla convenienza di una campagna zoppa: se nel 2012 per lui sono stati spesi ufficialmente 23 milioni, oggi quei soldi non ci sono.

E un'eventuale corsa all'Eliseo sarebbe lontana dai fasti del 2007.

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