Un nuovo documento recapitato al capo del governo dello stato indiano di Orissa, con condizioni incrementate, sposta in avanti di 48 ore (cioè fino a stasera) l’ultimatum per la liberazione di Paolo Bosusco e Claudio Colangelo, i due italiani sequestrati dai guerriglieri maoisti «naxaliti» mercoledì scorso. Nel documento di precisa che i nostri connazionali «stanno bene».
I rapitori, che pretendono di rappresentare le istanze delle tribù povere che vivono nelle aree interne, vogliono la fine del turismo nelle zone tribali, «che non sono fatte per i turisti e non devono diventare merce». Chiedono lo stop (che hanno già ottenuto, almeno sotto forma di sospensione) dell’operazione Green Hunt, l’offensiva militare contro le postazioni dei maoisti in cinque stati indiani tra cui l’Orissa, nonché una zona di transito sicuro per i guerriglieri.
Vogliono la legalizzazione del loro partito, attualmente fuorilegge; il rilascio di molti detenuti a loro legati e l’arresto di funzionari di polizia che accusano di «illegalità» ai loro danni. E infine lanciano un messaggio tipicamente propagandistico per rafforzare il loro seguito tra i contadini poveri, chiedendo la fornitura di acqua potabile a tutti i villaggi dell’Orissa, l’irrigazione di tutte le terre, la creazione di strutture mediche gratuite e l’istruzione gratuita per tutti gli studenti fino alle scuole superiori.
È ormai chiaro che i maoisti vogliono utilizzare il sequestro dei due trekkers italiani per lanciare un’operazione politica. Da una parte, infatti, pretendono la soddisfazione di tutto quanto sopra elencato, dall’altra annunciano un cessate il fuoco unilaterale nell’Orissa, chiedendo ai guerriglieri attivi negli stati confinanti di non usare la violenza. Vogliono insomma ricattare il governo indiano per ottenere spazi politici che ora non hanno. A tal fine hanno anche fatto sapere di aver già designato tre mediatori per trattare con le autorità.
In questo complicato contesto, il governo italiano sta lavorando per ottenere da quello indiano la migliore azione possibile affinché tutto vada a buon fine. Il ministro degli Esteri Terzi ha insistito «in una lunga telefonata» con il collega indiano Krishna «sull’assoluta necessità di considerare prioritaria la tutela della sicurezza e dell’incolumità dei due cittadini italiani» in mano ai guerriglieri.
Krishna ha assicurato il massimo impegno, e i fatti sembrano seguire le parole: per tre volte il capo del governo di Orissa, Naveed Patnaik, ha chiesto ufficialmente il rilascio di Paolo Bosusco e Claudio Colangelo dicendosi pronto a negoziare, ma soprattutto la sospensione delle operazioni militari contro i «naxaliti» rappresenta un concreto passo verso la soluzione del caso, una scelta che tra l’altro è stata molto criticata sui giornali indiani.
Va anche registrato, ed è certamente un fatto positivo, che l’opinione pubblica nell’Orissa sta dimostrando la propria vicinanza agli italiani sequestrati. Alcune marce e sit-in si sono svolti ieri nel distretto di Kandhamal, dove è avvenuto il rapimento, per chiedere ai maoisti di rilasciare Bosusco e Colangelo senza far loro del male. Alle manifestazioni hanno partecipato persone di ogni estrazione e fede, responsabili di associazioni religiose ed educative, anziani, donne e bambini. Anche le associazioni dei giornalisti e degli avvocati di Kandhamal e il più importante magistrato locale hanno levato la loro voce in favore degli italiani.
La trattativa è appena agli inizi. Il console italiano a Calcutta si è trasferito a Bhubaneswar, capitale dell’Orissa, per seguire passo passo la vicenda direttamente con le autorità locali.
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