La diplomazia va bene, ma non basta più. Almeno a sentire William Hague, ministro degli Esteri britannico, che sulla questione siriana ha un punto di vista piuttosto preciso.
Se i risultati non arrivano è perché si utilizzano i canali sbagliati; quelli diplomatici, che stanno "prendendo troppo tempo". Quando invece la crisi avanza con ben altro passo e ha già raggiunto "proporzioni catastrofiche".
Nel suo discorso al Parlamento londinese, Hague non lascia spazio a tanti dubbi. Quanto si è deciso nel recente incontro romano degli Amici della Siria va bene, l'impegno per la risoluzione del conflitto è positivo, ma la comunità internazionale non può rimanere a guardare, mentre il numero dei morti e quello degli sfollati - alle ultime stime un milione di persone - continuano a lievitare.
Bisogna "essere pronti - dice il ministro britannico - all’eventualità di andare oltre nel caso in cui non si trovi una soluzione politica". Andare oltre significherebbe in pratica fornire aiuti militari. Hague però non parla al momento di armare i ribelli, ma piuttosto di fornire mezzi corazzati "non da combattimento".
Il programma che ha in mente Londra prevede aiuti logistici e umanitari per un totale di 13 milioni di sterline, oltre 15 milioni di euro. Hague mette in chiaro: "Nessun paese occidentale sta pensando a un intervento militare". Per ora si pensa all'assistenza "
538em;">che possiamo e dovremmo fornire all’opposizione". Ma la sua posizione sembra leggermente più possibilista rispetto a quella del segretario di Stato americano, John Kerry, che ha promesso "aiuti non letali", costituiti soprattutto da cibo e forniture mediche.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.