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Soldati italiani nel caos del Mali. L'Italia manderà gli addestratori

Una quindicina di nostri uomini si occuperà di formare l'esercito locale. Con l'ok di Montecitorio, la missione scatterà tra metà febbraio e inizio marzo 

Militari francesi sul campo in Mali
Militari francesi sul campo in Mali

L'Italia parteciperà alla missione in Mali dell'Unione europea con un manipolo di addestratori, se il Parlamento approverà in questi giorni il decreto sulle missioni internazionali. Domani si riuniranno a Bruxelles i ministri degli Esteri comunitari per dare il via libera alla missione di istruttori, che dovrà rimettere in piedi l'esercito del Mali. Una quindicina di addestratori, secondo una fonte militare del Giornale, saranno italiani.
Una presenza, per ora, poco più che simbolica, ma oggi il segretario della Difesa americano, Leon Edward Panetta si vede con il suo omologo a Roma, il ministro Giampaolo di Paola. Nell'incontro si parlerà quasi certamente della crisi in Mali.

I bombardamenti francesi nel nord del paese occupato dagli oltranzisti islamici continuano. Le forze aeree, però, non bastano e il presidente francese, François Hollande, ha deciso di inviare sul terreno un totale di 2500 uomini. Ieri a Bamako si sono riuniti i capi di stato maggiore dei paesi dell'Africa occidentale, che dovrebbero mettere insieme un contingente di 3300 soldati per sconfiggere gli emuli di Al Qaida. I profughi in fuga, a causa dell'escalation, sono quasi mezzo milione.

Prima dell'intervento francese fonti della Difesa confermavano al Giornale che per il Mali «stiamo seguendo la pianificazione europea. L'intendimento è di fornire un contributo a livello di addestramento: non oltre una quindicina di istruttori». Anche Romano Prodi si è convertito all'opzione militare, dopo aver frenato sull'intervento come rappresentante speciale del segretario dell'Onu nel Sahel. «Persino io che ero considerato tra i più estremisti per la pace a ogni costo non mi sono stupito per l'intervento militare francese. L'Onu del resto aveva previsto l'intervento armato, anche se sarebbe dovuto scattare dopo altri tentativi di mediazione» ha dichiarato l'ex premier a Radio Capital.
I probabili istruttori italiani faranno parte della missione di addestramento europea Eutm. Domani si riuniscono i ministri degli Esteri della Ue su richiesta dell'Alto rappresentante per la politica estera, Catherine Ashton, con l'obiettivo di «valutare le possibili azioni a sostegno del Mali, incluso il rapido dispiegamento della missione di addestramento». La partenza della missione è prevista tra la seconda metà di febbraio e l'inizio di marzo.

Da oggi il parlamento italiano dovrebbe iniziare il dibattito sul decreto legge del governo sulle missioni all'estero, che comprende il capitolo del Mali.
Nelle stesse ore il ministro della Difesa, Di Paola, incontrerà il suo collega americano, Panetta, che ha iniziato un viaggio europeo focalizzandosi sulla crisi africana. Gli Usa forniscono ai francesi informazioni di intelligence e supporto agli aerei di Parigi. Dalla base siciliana di Sigonella non è escluso che possano partire droni americani, come i Global Hawk, per sorvegliare Maghreb e Mali.

Il paese africano non solo rischia di diventare un nuovo Afghanistan, ma è collegato all'intervento internazionale a Kabul. I francesi si sono ritirati, prima del previsto, dal teatro afghano, impegnandosi con gli Usa a combattere la minaccia jihadista a nord dell'Equatore.
Ieri è arrivato a Kabul il generale degli alpini, Giorgio Battisti, che assumerà, dal 22 gennaio, l'incarico di capo di stato maggiore del comando Nato (Isaf). Per coincidenza sostituirà il generale francese Olivier de Bavinchove.

La decisione su queste posizioni, che in gergo vengono chiamate di «bandiera», è stata presa tempo fa. Lo scorso anno, però, abbiamo ritirato 1150 uomini dal Gulistan, Bala Murghab e Bakwa. In maggioranza reparti combattenti, ma adesso mandiamo a Kabul per il posto di numero tre della missione Isaf un generale di grande esperienza assieme a 250 uomini. In gran parte italiani, ma personale soprattutto di comando che resterà in Afghanistan per un anno. Purtroppo la coperta delle risorse è sempre troppo corta e sono state ritirate più truppe dalla prima linea, talvolta in anticipo, per poter mantenere il posto di comando a Kabul.
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