
da Castel D'Azzano (Verona)
Dove può spingersi l'essere umano? Fino al punto di far saltare in aria ciò che era proprio pur di non lasciarlo in altre mani. Ma persino di preannunciare il peggio davanti ad una telecamera. Era una vera e propria dichiarazione d'intenti quella che Maria Luisa Ramponi, sorella di Franco e Dino, aveva pronunciato nel novembre del 2024. "Abbiamo riempito la casa di gas" aveva detto. I tre, agricoltori e allevatori, da tempo erano alle prese con problemi finanziari e ipotecari e non volevano lasciare la proprietà. Un anno dopo, quelle minacce si sono tramutate in fatti. Sono circa le 3,15 del mattino di ieri quando a Castel d'Azzano, nel Veronese, scoppia l'inferno. L'intervento di esecuzione di sfratto ai tre fratelli era programmato da tempo e le forze dell'ordine sanno che l'operazione è particolarmente delicata. I tre fratelli avevano minacciato più volte di farsi saltare in aria opponendosi allo sgombero del casolare, mentre sul tetto i droni riprendono alcune bottiglie molotov. Ecco perché in via San Martino arrivano i militari dei Reparti Speciali di Padova e Mestre, supportati dagli agenti dell'Uopi, dipendenti dalla Direzione Centrale Anticrimine, oltre ai vigili del fuoco e a squadre di soccorso dell'ospedale. In un attimo ogni timore viene confermato. All'arrivo dei carabinieri i tre fratelli Ramponi aprono una o più bombole al primo piano, gli operatori sentono un forte fischio, poi l'apertura della porta d'ingresso fa da innesco all'esplosione. Il casolare, di due piani, era ormai saturo di gas ed è crollato su sé stesso. Sotto le macerie della casa colonica finiscono il Luogotenente Carica Speciale e comandante della SOS del 4° Battaglione Veneto Marco Piffari e il Brigadiere Capo Qualifica Speciale Valerio Daprà, entrambi 56enni, e il carabiniere scelto 36enne Davide Bernardello. Per loro non ci sarà nulla da fare. Ma l'esplosione coinvolge anche altri carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco. Alla fine il drammatico bilancio sarà di 17 feriti (13 carabinieri, tre poliziotti e un pompiere) e tre morti. "Un gesto assolutamente folle" ha detto il comandante provinciale dei carabinieri Claudio Papagno, visibilmente turbato. Al piano superiore, dove si suppone sia partita l'esplosione, sono state trovate sei bombole. Ma gli investigatori stanno già esaminando i filmati delle bodycam per avere maggiori dettagli.
Dopo il boato, Dino e Maria Luisa Ramponi (sarebbe stata lei ad innescare la deflagrazione) restano feriti, mentre Franco riesce a scappare tra i campi scaligeri. La sua fuga non dura molto: verrà arrestato poco lontano. "Dovevamo eseguire un decreto di perquisizione, si cercavano anche delle bottiglie molotov - rivela il procuratore capo Raffaele Tito -. Carabinieri e polizia hanno cercato di agire in massima sicurezza e con tutte le attrezzature necessarie, ma l'esito è stato inaspettato e molto doloroso. È una tragedia, sono comportamenti assurdi". Tito aggiunge che gli inquirenti valuteranno l'accusa di strage, ma "sicuramente è un omicidio premeditato e volontario. Non c'è alcun dubbio".
Intanto, mentre davanti al Comando provinciale dei carabinieri di Verona sono stati posti tre gigli, nella piccola comunità veneta di Castel d'Azzano non si parla d'altro. La sindaca del paese Elena Guadagnini ha proclamato il lutto cittadino fino domenica. "Con estremo dolore fa sapere in una nota - la comunità si stringe attorno alle famiglie e ai cari delle vittime. Un abbraccio di vicinanza ai feriti delle forze pubbliche che - come ogni giorno - hanno messo a rischio la propria vita per il bene della comunità". E la follia di una famiglia ne ha distrutte altre tre, quelle di chi stava onorando il proprio Paese prestando servizio. Valerio Daprà, in forza al nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di Padova, aveva compiuto 56 anni quattro giorni prima e lascia la compagna e un figlio. Bresciano come Daprà era anche Marco Piffari. Di lui il fratello dice: "Amava la giustizia e anche fare del bene.
Questo venerdì sarebbe dovuto tornare a casa per salutarci prima della partenza per il Libano, dove era atteso per una missione il 22 ottobre". Aveva solo 36 anni, invece, Davide Bernardello, carabiniere scelto in servizio a Padova. Per loro ci saranno lutto nazionale e funerali di Stato.