La strage in Nigeria ci impone una reazione: bisogna vietare la Sharia

Il massacro di 38 cristiani è la diretta conseguenza degli insegnamenti di una religione intollerante

La strage in Nigeria ci impone una reazione: bisogna vietare la Sharia

Se un giorno il Papa illuminato dalla fede nella verità esclusiva in Cristo e sorretto dal coraggio della libertà di scelta, dovesse emanare un'enciclica che denunciando l'ideologia di odio, violenza e mor­t­e insita nell'islam mettesse al ban­do tutte le moschee nei Paesi a maggioranza cristiana legittiman­done la distruzione; se un giorno bande terroristiche cristiane do­vessero far esplodere le moschee e massacrare i musulmani perché la loro presenza è incompatibile con l'esclusività della fede in Cri­sto; se un giorno ciò accadesse po­tremmo essere cert­i che né i gover­nanti dei Paesi a maggioranza mu­sulmana se ne starebbero con le mani conserte ma all'opposto pro­cl­amerebbero la guerra santa isla­mica contro la Cristianità, demo­l­endo le chiese e sterminando i cri­stiani a casa loro, né gli stessi mu­sulmani annidati in seno ai Paesi a maggioranza cristiana si limite­rebbero a subire ma si rivelerebbe­ro come un autentico cavallo di Troia per diffondere il terrore den­tro casa nostra, dopo averli accolti fraternamente così come impon­gono le Costituzioni laiche e libe­rali, senza interrogarci sui conte­nuti del Corano e sulla realtà diMaometto.

Eppure se accade veramente che il «Papa islamico», nella figu­ra del Gran Muftì dell'Arabia Sau­dita, la più sacra delle terre dell' islam che accoglie i due principali luoghi di culto nelle moschee del­la Mecca e di Medina, emette lo scorso 12 marzo una fatwa, un re­sponso giuridico vincolante per i fedeli musulmani, in cui legittima la distruzione delle chiese in tutta la Penisola Arabica; se accade ve­ramente che bande terroristiche islamiche distruggono le chiese in Nigeria, Egitto, Iraq e Pakistan, massacrando i cristiani e costrin­gendoli alla fuga in una vera e pro­pria strategia di pulizia etnica che ha tutti i connotati di un crimine contro l'umanità; ebbene tutto ciò accade tra il silenzio assordan­te dei governanti dei Paesi a mag­gioranza cristiana, con l'unica ec­cezione di Benedetto XVI che de­nuncia il «terrorismo» senza tutta­via chiarire che si tratta di «terrori­smo islamico », mentre dentro ca­sa nostra ci prodighiamo più che mai per la costruzione di sempre più moschee, scuole coraniche, enti assistenziali e finanziari isla­mici, tribunali sharaitici, addirit­tur­a anticipando le aspettative de­gli stessi musulmani,conferman­doci vittime del relativismo, pri­gionieri del buonismo.

Purtroppo la dittatura del mate­rialismo e del relativismo ci co­stringono a non vedere il nesso, fin troppo ovvio, che c'è tra la pre­dicazione d'odio nei confronti dei cristiani, degli ebrei, degli infedeli e degli apostati, di cui si legittima la morte sulla base di ciò che è scritto nel Corano e di ciò che ha detto e ha fatto Maometto, e tra gli attentati terroristici che concreta­m­ente distruggono le chiese o le si­nagoghe e massacrano tutti colo­ro che vengono indistintamente condannati come nemici dell' islam. Come non vedere il nesso tra la fatwa del Gran Muftì saudi­ta, in cui ha sentenziato che «tutte le chiese nella Penisola Arabica devono essere distrutte perché il Profeta ci ha ordinato che su que­sta terra non vi può essere spazio per due religioni», e tra gli attenta­ti terroristici che colpiscono le chiese e i cristiani, l'ultimo dei quali consumatosi in Nigeria pro­prio­nel giorno di Pasqua culmina­to con 38 morti? Come non capire che è proprio la rigorosa applica­zione dei dettami del Corano e l'emulazione acritica dell'esem­pio di Maometto ciò che si tradu­ce nell'involuzione delle società musulmane? Come è possibile che continuiamo a definire «mo­derata » l'Arabia Saudita dove la donna continua ad essere trattata come un essere inferiore e dove le lapidazioni vengono messe in sce­na pubblicamente di fronte alle moschee dopo la preghiera del ve­nerdì affin­ché siano viste dal mag­gior numero di fedeli?

Come è pos­sibile che continuiamo a permet­tere ai petrodollari sauditi di erige­re moschee ovunque nel mondo, compresa la Grande moschea di Roma, nonostante sia evidente che sono l'avamposto dell'inva­sione islamica predicata aperta­mente dagli imam? In questo contesto è paradossa­le che mentre nei Paesi a maggio­ranza islamica, soprattutto le don­ne emancipate e gli intellettuali si battono contro la crescente isla­mizzazione sociale e culturale, av­vertendo che l'eventuale imposi­zione della sharia si tradurrà nella fine dello stato di diritto e nella per­dita di ogni libertà, qui in Europa i nostri intellettuali, i politici e per­sino esp­onenti della Chiesa accet­tano tutto ciò all'insegna di una di­fesa cieca della democrazia forma­le.
Questa realtà deve insegnarci che i musulmani come persone possono essere effettivamente moderati quando fanno prevale­r­e i valori e i principi assoluti e uni­versali che sostanziano l'essenza della nostra comune umanità, ma che l'islam come religione non è affatto moderata perché non so­no moderati né il Corano né Mao­metto. La tragedia è che oggi noi abbiamo scelto di schierarci dalla parte dei nostri aspiranti carnefi­ci, coloro che promettono l'impo­sizione della sharia e la sottomis­sione all'islam del mondo intero.

Già oggi qualche accademico no­strano che ha svenduto l'anima e messo in soffitta la ragione comin­c­ia a dissertare sulla positività del­la sharia! Ci siamo rassegnati alla proliferazione delle moschee, ci stiamo abituando al velo integra­le che imprigiona il corpo della donna dalla testa ai piedi, ora ba­sta: mettiamo subito al bando la sharia in tutt'Europa prima che sia troppo tardi! 

twitter@magdicristiano 

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