Se un giorno il Papa illuminato dalla fede nella verità esclusiva in Cristo e sorretto dal coraggio della libertà di scelta, dovesse emanare un'enciclica che denunciando l'ideologia di odio, violenza e morte insita nell'islam mettesse al bando tutte le moschee nei Paesi a maggioranza cristiana legittimandone la distruzione; se un giorno bande terroristiche cristiane dovessero far esplodere le moschee e massacrare i musulmani perché la loro presenza è incompatibile con l'esclusività della fede in Cristo; se un giorno ciò accadesse potremmo essere certi che né i governanti dei Paesi a maggioranza musulmana se ne starebbero con le mani conserte ma all'opposto proclamerebbero la guerra santa islamica contro la Cristianità, demolendo le chiese e sterminando i cristiani a casa loro, né gli stessi musulmani annidati in seno ai Paesi a maggioranza cristiana si limiterebbero a subire ma si rivelerebbero come un autentico cavallo di Troia per diffondere il terrore dentro casa nostra, dopo averli accolti fraternamente così come impongono le Costituzioni laiche e liberali, senza interrogarci sui contenuti del Corano e sulla realtà diMaometto.
Eppure se accade veramente che il «Papa islamico», nella figura del Gran Muftì dell'Arabia Saudita, la più sacra delle terre dell' islam che accoglie i due principali luoghi di culto nelle moschee della Mecca e di Medina, emette lo scorso 12 marzo una fatwa, un responso giuridico vincolante per i fedeli musulmani, in cui legittima la distruzione delle chiese in tutta la Penisola Arabica; se accade veramente che bande terroristiche islamiche distruggono le chiese in Nigeria, Egitto, Iraq e Pakistan, massacrando i cristiani e costringendoli alla fuga in una vera e propria strategia di pulizia etnica che ha tutti i connotati di un crimine contro l'umanità; ebbene tutto ciò accade tra il silenzio assordante dei governanti dei Paesi a maggioranza cristiana, con l'unica eccezione di Benedetto XVI che denuncia il «terrorismo» senza tuttavia chiarire che si tratta di «terrorismo islamico », mentre dentro casa nostra ci prodighiamo più che mai per la costruzione di sempre più moschee, scuole coraniche, enti assistenziali e finanziari islamici, tribunali sharaitici, addirittura anticipando le aspettative degli stessi musulmani,confermandoci vittime del relativismo, prigionieri del buonismo.
Purtroppo la dittatura del materialismo e del relativismo ci costringono a non vedere il nesso, fin troppo ovvio, che c'è tra la predicazione d'odio nei confronti dei cristiani, degli ebrei, degli infedeli e degli apostati, di cui si legittima la morte sulla base di ciò che è scritto nel Corano e di ciò che ha detto e ha fatto Maometto, e tra gli attentati terroristici che concretamente distruggono le chiese o le sinagoghe e massacrano tutti coloro che vengono indistintamente condannati come nemici dell' islam. Come non vedere il nesso tra la fatwa del Gran Muftì saudita, in cui ha sentenziato che «tutte le chiese nella Penisola Arabica devono essere distrutte perché il Profeta ci ha ordinato che su questa terra non vi può essere spazio per due religioni», e tra gli attentati terroristici che colpiscono le chiese e i cristiani, l'ultimo dei quali consumatosi in Nigeria proprionel giorno di Pasqua culminato con 38 morti? Come non capire che è proprio la rigorosa applicazione dei dettami del Corano e l'emulazione acritica dell'esempio di Maometto ciò che si traduce nell'involuzione delle società musulmane? Come è possibile che continuiamo a definire «moderata » l'Arabia Saudita dove la donna continua ad essere trattata come un essere inferiore e dove le lapidazioni vengono messe in scena pubblicamente di fronte alle moschee dopo la preghiera del venerdì affinché siano viste dal maggior numero di fedeli?
Come è possibile che continuiamo a permettere ai petrodollari sauditi di erigere moschee ovunque nel mondo, compresa la Grande moschea di Roma, nonostante sia evidente che sono l'avamposto dell'invasione islamica predicata apertamente dagli imam? In questo contesto è paradossale che mentre nei Paesi a maggioranza islamica, soprattutto le donne emancipate e gli intellettuali si battono contro la crescente islamizzazione sociale e culturale, avvertendo che l'eventuale imposizione della sharia si tradurrà nella fine dello stato di diritto e nella perdita di ogni libertà, qui in Europa i nostri intellettuali, i politici e persino esponenti della Chiesa accettano tutto ciò all'insegna di una difesa cieca della democrazia formale.
Questa realtà deve insegnarci che i musulmani come persone possono essere effettivamente moderati quando fanno prevalere i valori e i principi assoluti e universali che sostanziano l'essenza della nostra comune umanità, ma che l'islam come religione non è affatto moderata perché non sono moderati né il Corano né Maometto. La tragedia è che oggi noi abbiamo scelto di schierarci dalla parte dei nostri aspiranti carnefici, coloro che promettono l'imposizione della sharia e la sottomissione all'islam del mondo intero.
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