Il Cairo Torna la violenza politico-religiosa nell'Egitto normalizzato dai militari che hanno messo fuorilegge i Fratelli Musulmani. Ieri sono tornati nelle strade della capitale, nei sobborghi e in altre città del Paese i simpatizzanti del deposto presidente islamico Mohammed Morsi e in diverse occasioni l'esercito ha sparato per disperdere le loro manifestazioni e i loro sit-in. Il bilancio complessivo è incerto, ma sembra che ci siano in tutto cinque morti e poco meno di venti feriti. Scontri tra manifestanti e polizia si sono registrati a Giza, sulla strada che porta al sito archeologico con le celebri piramidi di Cheope, Chefren e Micerino. Altri gruppi di manifestanti hanno marciato in direzione del ministero della Difesa e del palazzo presidenziale al Cairo, violando un espresso divieto delle autorità.
Uno dei raduni più consistenti è avvenuto nei pressi della moschea Rabaa al-Adaweya del Cairo, in una delle piazze che hanno ospitato i sit-in degli islamici, sgomberati con la forza dai militari la scorsa estate. Nella zona si registra anche una massiccia presenza di soldati, Il ministero della Salute ha smentito le voci circolate in merito a un manifestante morto per una ferita da proiettile nei pressi della centrale piazza Tahrir. La tv satellitare al-Arabiya, intanto, cita fonti giornalistiche locali che smentiscono che i militari abbiano sparato contro i manifestanti nei pressi di piazza Tahrir, affermando che sono stati usati solo lacrimogeni per disperdere la folla che cercava di assaltare edifici pubblici.
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