Europa, l’Italia rischia buco da 2 miliardi

L’Irlanda ricorrerà quasi certamente all’aiuto finanziario di Eurolandia, limitato al solo settore bancario, ma ormai non può più perdere tempo. «Il governo irlandese deve decidere in tempi rapidi se intende chiedere il sostegno dei partner dell’Eurozona», ha spiegato il presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker al termine della riunione dei ministri finanziari dell’area euro. «Tutti i 17 stati dell’Eurozona sono pronti a sostenere l’Irlanda», ha spiegato, ma «è responsabilità delle autorità irlandesi» quella di chiedere tale sostegno. Gli aiuti sarebbero resi disponibili in pochi giorni.
Dublino non chiede invece di accedere, come è accaduto per la Grecia, al Fondo di stabilità per l’Eurozona. Però potrebbe essere necessario ancora del tempo per negoziare. «Non abbiamo chiesto di ricorrere al fondo salva-Stati dell’Unione - ha detto al Parlamento di Dublino il primo ministro Brian Cowen - ma siamo in contatto con i partner europei per adottare misure volte a stabilizzare il settore finanziario». Ciò che Dublino propone, ha spiegato ai colleghi dell’Eurogruppo il ministro delle Finanze Brian Lenihan, è un sostegno per rafforzare il sistema bancario in grave difficoltà. I fondi necessari - si parla di 60-80 miliardi di euro - verrebbero forniti dalla Commissione, dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale, coi quali l’Irlanda sta negoziando in queste ore. «Stiamo lavorando per risolvere i seri problemi del sistema bancario irlandese», hanno confermato il commissario Ue all’Economia, Olli Rehn, e il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Junker. Un nuovo round di discussioni è atteso, oggi, all’Ecofin. L’Eurogruppo, ha detto ancora Junker, ha approvato il piano di rientro del deficit irlandese per 15 miliardi di euro in quattro anni, raccomandando tuttavia revisioni annuali degli obiettivi.
Le tensioni intorno al caso Irlanda, e al possibile contagio della crisi ad altri Paesi europei come il fragile Portogallo, hanno avuto, a differenza di lunedì, un impatto molto negativo sui mercati finanziari. Nè hanno giovato le parole apocalittiche di Herman Van Rompuy: «Se non sopravvive la zona euro non sopravvive neppure l’Europa», ha detto il presidente Ue, scatenando un’ondata di vendite, soprattutto nel settore bancario. L’euro è sceso sotto quota 1,35 dollari, e le Borse hanno fatto segnare forti ribassi: -1,87% a Francoforte, -2,05% a Milano, -2,38% a Londra, -2,46% a Madrid, -2,63% a Parigi. In aumento lo spread sui titoli irlandesi, da 540 a 561 punti base. Timori anche per la Grecia, dopo che il governo austriaco ha annunciato che potrebbe non finanziare la seconda tranche di aiuti a favore di Atene. Il contagio si è esteso anche a Wall Street, con il Dow Jones in negativo dell’1,82% a metà seduta per i timori legati all’Irlanda e al possibile aumento dei tassi d’interesse in Cina.
Giulio Tremonti, che rappresenta l’Italia alle riunioni di Bruxelles, è stato facile profeta nel prevedere una giornata molto difficile per l’Europa. Preceduta dalle parole apocalittiche di Van Rompuy («sul risanamento dei debiti di alcuni Stati, l’Europa si gioca la sopravvivenza»), la riunione dei ministri finanziari dell’Eurogruppo si è protratta nella notte, prendendo atto della posizione irlandese: è il settore bancario il vero «buco nero» del Paese. Le grandi banche dell’isola hanno chiesto al governo interventi per circa 50 miliardi di euro, quasi un terzo del pil. Una situazione che potrebbe anche peggiorare se si aggravasse la crisi immobiliare.

Allo stesso tempo il governo di Dublino ritiene gestibili le emissioni di titoli pubblici almeno sino alla metà del 2011, e non intende somministrare agli irlandesi una cura da cavallo alla greca. Da qui il tentativo di ottenere un aiuto finanziario, e non un salvataggio vero e proprio.

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