Europa League e champagne: il Gasp si scopre re di coppe

Europa League e champagne: il Gasp si scopre re di coppe

nostro inviato a Desenzano (Bs)

Il rompete le righe arriva appena conquistata la coppa. Quella di champagne, perché ormai il ritornello «in Europa portaci con te» è vecchio. «Ebbasta, no?». Parola di Enrico Preziosi, che guarda già al futuro e dal palco del Teatro Alberti di Desenzano sul Garda sussurra al microfono: «Appuntamento qui all’anno prossimo, per festeggiare qualcosa di più importante». C’è anche chi gli passa subito un bloc notes per chiedergli di formalizzare nero su bianco la promessa, ma riceve solo un’occhiataccia. Certe cose sono scritte, ma non sulla carta. Bastano e avanzano gli impegni presi con il mister, tanto che il Gasp ormai non ha più voglia di pensare al campo, almeno per qualche giorno. «Siamo tutti un po’ stanchi», ammette col sorriso sulle labbra e le labbra sulla bottiglia di magnum. Il rompete le righe di cui sopra è lui a darlo, quando fuori la notte non è calata ancora del tutto e in tavola siamo solo agli antipasti. È l’ultima campanella di scuola, quella che segna l’inizio dell’ora dei gavettoni.
E da quel momento saltano tutti i ruoli. Scarpi va all’attacco, ma anche come difensore si dimostra all’altezza quando atterra Preziosi al limite del palco, prima che scavalchi la barriera delle ballerine di can can. Beppe Sculli no, lui è come in campo. A tutto campo. Se c’è da far partire l’azione c’è, se si tratta di far rifiatare qualche compagno lui è pronto a rinfrescarlo, a costo di girargli addosso un intero secchiello di ghiaccio. Quando il presidente prende il microfono lui si siede sugli scalini come un fan. E mentre passano le immagini dei gol più belli ogni tanto dà di gomito agli amici e fa la telecronaca: «Guarda, guarda quello che arriva adesso, che fenomeno... goool. Che spettacolo quello là col 14». E Criscito? Il ragazzo diligente, mai un ordine del mister disatteso, tutta tecnica e precisione? Beh, il Gasp ha detto liberi tutti, no? Lui obbedisce fino in fondo, in fondo all’ultimo bottone della camicetta che salta ben prima della scarpetta di Cenerentola. Sasà Bocchetti? Il suo gemello, anche se l’occhio attento nota quel paio d’anni di rossoblù in meno. Paro e Biava, come si dice in questi casi?, scalpitano da bravi convalescenti. Fanno gruppo. Con Modesto timido quanto basta e Rubinho che proprio non ce la fa a sventolare neppure il tovagliolo come una sciarpa, disobbedendo a Preziosi che chiama sul palco la squadra e nascondendosi sotto il bancone del bar.
Ostriche, scampi e aragosta non sono certo pesanti, ma a far vedere a tutti cosa bisogna fare per smaltirli in fretta ci pensa naturalmente il preparatore atletico Luca Trucchi, scatenatissimo in pista insieme al mago dei portieri Gianluca Spinelli. A sorvegliare tutti c’è sempre il papà-patron. Perché Fabrizio Preziosi dimostra di avere la stoffa del leader, inappuntabile in panchina, casinista sul palco, ma sempre al fianco di mister Gasperini. E il papà-patron, appunto, non lo molla - ça va sans dire - neppure un istante. Prima se ne sta in disparte appoggiato alle casse per assicurarsi che la festa organizzata da una squisita ospite come la signora Raffaella faccia tutti felici. Gli brillano gli occhi soprattutto per l’esibizione della figlia ballerina. Poi però non resiste, un po’ come quando lo chiama la Nord. Il microfono è suo. Il mattatore è ancora lui, da Vasco Rossi ai Nomadi da ’O surdato ’nnammurato ai cori da stadio vince persino la sfida del karoake con il Gasp, che pure quanto a voce dimostra di non essere in riserva dopo una stagione sempre a dare disposizioni. Mancano molti nazionali, alla festa di Desenzano, ma i capitani lasciano per ultimi la nave dell’Alberti.

Rossi e Milanetto formano con Ferrari il triumvirato della regia. Della serata, naturalmente. Composti e seriosi all’aperitivo in giardino. Rilassati appena seduti a tavola. E poi... Dopo la torta Europa League, appuntamento all’anno prossimo, per qualcosa di più importante.

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