Sanzioni, Lukoil vende gli asset esteri. Ursula: "Useremo i beni russi"

Il colosso petrolifero perde pezzi, von der Leyen alza il tiro. Lavrov assicura: "Non colpiremo la Nato"

Sanzioni, Lukoil vende gli asset esteri. Ursula: "Useremo i beni russi"
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A sentire la narrazione russa e quella filorussa sparsa per il mondo, anche in Italia, le sanzioni che l'Occidente ha inflitto a Mosca non solo sarebbero inutili ma addirittura una forma di autolesionismo. Non spiegando, ovviamente, perché ne chiedano il ritiro un giorno sì e un altro pure. Ma a smontare questa narrazione di comodo ci sono i fatti, che vedono la Russia in piena economia di guerra da anni e i primi effetti concreti del colpo d'ala di Donald Trump. Il colosso petrolifero russo Lukoil infatti, ha comunicato che venderà i suoi asset esteri dopo le sanzioni decise da Washington «a causa dell'introduzione di misure restrittive nei confronti dell'azienda e delle sue controllate da parte di alcuni Stati», ha comunicato l'azienda. Fatti suoi privati? Mica tanto, dato che Rosneft e Lukoil rappresentano da sole il 55% della produzione petrolifera russa.

Ma non finisce qui, perché l'Europa continua a muoversi per l'utilizzo degli asset russi congelati. Nonostante i dubbi di natura legale e burocratica, con Mosca che parla già di «furto», la presidente della Commissione Ue von der Leyen sembra avere pochi dubbi. «È una proposta giuridicamente valida. Ora, il Consiglio Europeo ha chiesto possibili opzioni per le questioni tecniche che abbiamo in sospeso, quindi le adotteremo. Il messaggio di fondo è molto chiaro per la Russia: siamo pronti a coprire il fabbisogno finanziario dell'Ucraina, quindi saremo al suo fianco per tutto il tempo necessario», ha spiegato. Von der Leyen ha poi attaccato frontalmente Putin: «Pensa ancora che possa raggiungere i suoi obiettivi sul campo di battaglia. Questo è un chiaro errore di calcolo». Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ribadisce che «l'Ucraina ha bisogno del sostegno finanziario europeo per altri due o tre anni», ma conta sul fatto che entro pochi giorni sarà pronto il piano di pace europeo, sulla falsariga di quello stipulato per Gaza. Mosca, naturalmente, non gradisce che qualcuno si metta di traverso riguardo i suoi piani e il solito portavoce del Cremlino Dmitry Peskov usa le solite velate minacce: «Gli europei dovranno essere preparati. Se continueranno ad agire così dovranno sborsare sempre di più e per un periodo più lungo», manifestando quindi le reali intenzioni di Mosca, ben lontane da un qualsivoglia tavolo di pace.

Il ministro degli Esteri russo Seghei Lavrov, lo stesso che aveva assicurato che la Russia non avrebbe mai invaso l'Ucraina, spiega «che non abbiamo e non abbiamo mai avuto intenzione di attaccare alcun Paese tra gli attuali membri della Nato e dell'Unione Europea» e assicura che «siamo pronti a formalizzare questa posizione nelle future garanzie di sicurezza». L'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato militare della Nato, però, non si fida. «C'è una crescente aggressività della Russia lungo il Fianco Est dell'Alleanza Atlantica. Mosca non seduce più con strumentali politiche di dialogo; ha gettato la maschera», ha detto in audizione alla commissione Difesa di Camera e Senato.

«Stiamo difendendo la libertà, la democrazia e i principi che garantiscono la sicurezza del nostro modello di vita», ha aggiunto. Parole chiare, di chi la realtà sul campo la conosce bene. Molto meglio di qualsiasi propagandista.

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