Evade dal carcere aggrappandosi a una ruspa

Il detenuto, di origine slava, ha usato la pala del macchinario per «saltare» il muro

Un colpo di testa, un gesto estemporaneo, visto anche il modesto spessore criminale del soggetto: al detenuto infatti è bastato vedere la ruspa vicino al muro di cinta per decidere, lì su due piedi, che con la benna poteva arrivare fino alla sommità del muro di cinta. Quindi si è avvicinato all’operatore, l’ha obbligato a farlo salire fino a potersi aggrappare a una telecamera e quindi con un balzo acrobatico atterrare dall’altra parte e dileguarsi nella campagna.
«Non penso andrà molto lontano - spiega adesso Luigi Pagano, provveditore delle carceri lombarde - è un piccolo bandito di strada, senza appoggi esterni o collegamenti con qualche organizzazione criminale. Immagino la sua fuga sia stata più che altro determinata dalla notizia della morte del nipotino avvenuta, credo, in Croazia».
L’evaso infatti è un «apolide», cioè privo di nazionalità. Dice di chiamarsi Mujic Mujo, di essere nato nel ’79 nella ex Jugoslavia, ma, essendo privo di documenti, non lo si può neppure rimpatriare. In Italia da almeno sette anni, campa di espedienti, piccoli furti, ricettazione.
Ha anche il vizietto di alzare un po’ il gomito, ma in fondo un buon diavolo. Tanto che da San Vittore, dove era entrato nel 2004, era stato poi trasferito a Bollate, un carcere di «minima» sorveglianza, creato appositamente per soggetti recuperabili. Basso è infatti il rapporto guardie-detenuti, 370 contro 900, e bassa la sorveglianza: i carcerati possono muoversi liberamente all’interno della struttura. Che comprende tra l’altro asili nido, dove i bambini possono incontrare i genitori senza sbarre o grate, e laboratori per insegnare un mestiere a chi presto uscirà e dovrà reinserirsi nella vita. Insomma un carcere modello, diretto con grande lungimiranza da Lucia Castellano.
Ieri verso le 15 Mujic Mujo, che avrebbe dovuto uscire nel 2010, stava appunto seguendo il suo quotidiano corso di saldatore e carpentiere quando avrebbe accusato un forte mal di denti: «Vado in infermeria» ha annunciato alle guardie che si sono limitati ad avvertire il personale medico del suo imminente arrivo. Il giovane si è però diretto verso il campo da calcio in costruzione dove proprio ieri erano iniziati i lavori, con una sbarra di ferro ha minacciato l’operatore della ruspa, costringendolo a usare la pala come un ascensore per scalare il muro. Dove non si trovano guardie armate sia per la cronica penuria di personale, sia perché all’interno di Bollate tutto è improntato sulla fiducia: tradirla, significa finire in un carcere più «difficile».


Quando il braccio meccanico è arrivato al massimo della sue estensione, Mujic Mujo con un balzo si è aggrappato alla telecamera, si è issato sulla sommità della cinta e da qui è salato giù, raggiungendo il suolo dopo un volo di quattro metri, eseguito alla perfezione. Infatti il detenuto è riuscito ad allontanarsi senza riportare, almeno all’apparenza, alcun danno.

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