«Eventi così devono essere più frequenti»

Spagnola ma milanese di adozione, classe 1961, il suo nome è ben noto agli esperti del settore. Tra gli oggetti che ha firmato ci sono prodotti Alessi, B&B, De Padova, Driade, Foscarini, Kartell. Ha cominciato progettando divani e la sua concezione della "seduta" continua a fare scuola.
Che stimoli dà il design alla sua vita?
«Mi rende sempre pronta al rovesciamento delle idee. Non è detto che debba accadere, ma se capita sono pronta. Questo è importante: uno stato d'allerta su me stessa».
Che cosa la guida in un progetto?
«Non amo parlare del mio lavoro. Posso dire che vado molto a sentimento, che sono sempre alla ricerca di qualcosa. La gente ha bisogno di pezzi di verità».
Che cosa porterà alla Pecha Kucha?
«Un racconto su me stessa e sull'Italia. Su un rapporto da figlia adottiva che si è comportata bene e spesso è stata premiata, anche se non sempre. Io amo l'Italia, in ogni caso. Sarà un intervento ironico, ma anche polemico, che farà riflettere».
A che cosa servono eventi come la notte di lunedì?
«Ho conosciuto i due inventori della Pecha Kucha e il bar di Tokio dove tutto è cominciato. Due persone fuori dal comune.

Tutto quel che muove cultura con un certo understatement dovrebbe essere pane di tutti i giorni. Allucinante che non ci siano ancor più eventi del genere».
Milano che cosa le ha dato?
«A livello professionale sono cresciuta qui. E ci ho fatto due figlie. Due donne milanesi. Più di così...»

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