Per evitare altri brogli saranno sostituiti 200 funzionari corrotti

Kabul Il principale rivale del presidente afghano Hamid Karzai nella contestata elezione presidenziale del 20 agosto, Abdullah Abdullah, ha annunciato che presenterà una serie di condizioni per il ballottaggio del prossimo 7 novembre, per evitare che si verifichino di nuovo brogli su larga scala. «Abbiamo alcuni suggerimenti, raccomandazioni e condizioni per evitare frodi massicce e diffuse nelle prossime elezioni, sulla base delle esperienze dell’ultimo scrutinio - ha detto Abdullah -. Per quanto riguarda il secondo turno, il mio unico desiderio è che si tenga alla data prevista, in buone condizioni, sia sul piano della trasparenza sia della sicurezza».
Commentando le voci di una trattativa con Karzai per un accordo di potere che avrebbe evitato il ballottaggio, su pressione della comunità internazionale, Abdullah ha detto «io non subisco le pressioni della comunità internazionale per piegarmi a uno scenario - ha detto -. Ci sono forse delle preferenze per un altro scenario, ma in questo momento questo (il ballottaggio, ndr) è l’unico scenario». Abdullah ha aggiunto di aver chiamato martedì sera il presidente Karzai, dopo che questo aveva annunciato di accettare il ballottaggio: «L’ho ringraziato per le sue parole e per aver accettato il risultato delle elezioni», ovvero «il secondo turno». È stato il primo contatto fra i due dalle elezioni di agosto, vinte da Karzai al primo turno con il 54,6% dei voti, prima che il riconteggio facesse emergere i brogli e lo facesse scendere al 49% .
Per evitare il ripetersi di brogli su vasta scala al ballottaggio, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha detto che è necessario che siano rimossi 200 funzionari coinvolti nelle frodi: solo così si potrà garantire che lo scrutinio sia «trasparente e credibile». Le Nazioni Unite, peraltro, mettono le mani avanti e anticipano che il voto di ballottaggio del 7 novembre, nelle parole dell’inviato speciale Onu a Kabul, Kai Eide, «non potrà essere perfetto, perché «l’Afghanistan è un Paese in guerra, bisogna ricordarlo».
L’Onu ha anche diffuso ieri gli impressionanti dati sull’oppio afghano. Le 900 tonnellate d’oppio e le quasi 400 tonnellate di eroina che ogni anno escono dall’Afghanistan «costituiscono un mercato che vale 65 miliardi di dollari, avvelena 15 milioni di tossicodipendenti, causa 100mila morti l’anno, diffonde l’Aids a un tasso senza precedenti e, elemento più serio che mai, finanzia mafie, ribelli e terroristi», non solo talebani, ma anche ribelli beluci, il Partito islamico del Turkmenistan, il Movimento indipendentista dell’Uzbekistan e l’Organizzazione per la liberazione del Turkistan orientale in Cina, fra gli altri. «Stupefacente (sic) è inoltre il fatto che i grandi trafficanti di droga legati agli insorti sono noti ai servizi segreti di mezzo mondo.

Eppure i loro nomi non sono stati denunciati al Consiglio di sicurezza dell’Onu, come stabilito dalla risoluzione 1735, un passo che faciliterebbe il bando ai loro viaggi e il sequestro dei loro beni», dichiara Antonio Maria Costa, direttore esecutivo dell’Unodc, l’Ufficio Onu contro la droga e il crimine.

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