Omar Sherif H. Rida
Ancora uno sviluppo nellannosa vicenda della Centrale del latte, dovuto allinerzia del Comune. Il 15 settembre scorso infatti la Commissione europea ha avviato una procedura dinfrazione dufficio nei confronti dellItalia, colpevole di non avere risposto nei tempi previsti a una richiesta di chiarimento circa la tutela degli ex dipendenti, oggi impiegati presso il Comune. Ben 145 persone che nel 2003, trascorsi cinque anni dalla vendita della Centrale, hanno esercitato lopzione di tornare a lavorare per il Campidoglio. E mai scelta si rivelò più sbagliata, in quanto tutti sono stati costretti a instaurare un nuovo rapporto dimpiego senza vedersi riconosciuti i benefici giuridici ed economici maturati negli anni precedenti. Si tratta, in soldoni, di lavoratori che hanno perso tutti gli scatti danzianità e che sono stati assunti ex novo, con i relativi danni sui diritti previdenziali.
Per la prima volta quindi lazione dellUe non riguarda direttamente le presunte irregolarità nella controversa privatizzazione della centrale, il cui 75 per cento fu venduto nel 97 dal Comune alla Cirio di Sergio Cragnotti per 80 miliardi di lire, e poi da questultima ceduto nuovamente alla Eurolat spa di Calisto Tanzi per 180 miliardi, nonostante la clausola che impegnava la Cirio a non vendere a terzi prima di cinque anni, pena il pagamento di una penale. Senza contare che gli accordi tra il Campidoglio e la Cirio prevedevano, appunto, che i dipendenti trasferiti potessero decidere di tornare in Comune trascorsi 5 anni dalla cessione. Una situazione che aveva spinto Massimo Caldarigi, rappresentante del Comitato degli ex lavoratori, a scrivere una lettera di denuncia a Veltroni. Ma dopo la risposta del capo dello staff del sindaco, Walter Verini, solo silenzio. Persa in primo grado anche la causa civile intentata per il riconoscimento degli scatti danzianità, per cui ora si attende lesito del ricorso in appello.
Il resto è storia recente: il 20 aprile scorso la sentenza del Tar del Lazio che ha annullato la vendita del 75 per cento alla Cirio. Poi, il 14 e il 26 maggio, le due interrogazioni presentate dal capodelegazione di An al Parlamento europeo, Roberta Angelilli, per sapere se «il trattamento subito dai dipendenti sia compatibile con la disciplina comunitaria a tutela dei lavoratori». Il 20 giugno Vladimir Spidla, ministro dellOccupazione, Affari sociali e Pari opportunità dellUe, scrive una lettera alle competenti autorità, fra le quali, ovviamente, anche il Comune. La mancata risposta entro i 60 giorni previsti infine, ha determinato la procedura dinfrazione. «Per colpa dellamministrazione - commentano la Angelilli e il consigliere comunale di An, Luca Malcotti - siamo ancora una volta nella lista nera dellUnione europea». «È una questione che il Comune deve risolvere - ha concluso Malcotti - affinché queste persone non perdano il 50 per cento dei loro diritti pensionistici.
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