Loffensiva giudiziaria nei confronti del generale Nicolò Pollari, già direttore del Sismi, registra unaltra surreale puntata. A girarla è la procura di Perugia che si dedica con particolare attenzione al presunto patrimonio immobiliare «occulto» dellex comandante della Guardia di finanza gestito - così afferma la polizia umbra - da un prestanome, Paolo Cau, esponente delle Fiamme gialle diventato col tempo un affermato imprenditore. Pollari, interpellato dal Giornale, cade dalle nuvole: «Una follia, una balla grande come una casa». La vicenda ha origine da uno stralcio dellinchiesta su Vittorio Cecchi Gori e sui tentativi di accaparrarsi il suo impero cinematrografico da parte di speculatori e faccendieri. Intercettando vari personaggi i telefoni si surriscaldano quando a parlare è un magistrato della Corte di appello di Roma, Giovanni Deodato, a sua volta in contatto con Cau. Che per i pm umbri ha le funzioni di «mero prestanome» di Pollari per alcuni immobili. «Limprenditore - osservano gli inquirenti - gestisce attraverso le società Iniziative Immobiliari Romane diversi immobili per conto del Pollari (un appartamento a Roma, in via Bevagna, già acquistato; un ulteriore immobile in Roma, in via Nomentana, di cui si sta perfezionando lacquisto, altri appartamenti a Rocca di Cambio, in Abruzzo». In più «membri della famiglia Cau e Pollari hanno interessi comuni nella società Tourmar che opera a Ostia, località in cui, come emerge dalle intercettazioni a Cau, egli talvolta si reca allevidente scopo di controllare landamento degli affari». La procura poi si arrampica sugli specchi quando ipotizza che lo «schermo» serviva a Pollari a evitare di vedersi tutto pignorato in caso di condanna al processo Abu Omar. Ipotesi campata per aria perché - come ammette lo stesso pm - parte degli immobili della Iir «sono stati acquistati in epoca precedente allinizio del processo, in alcuni casi addirittura quando non era assolutamente pensabile che il generale Pollari, non ancora nominato direttore del Sismi, sarebbe stato coinvolto nella vicenda per cui si è celebrato il processo a Milano». Pollari, al Giornale, respinge con sdegno le ipotesi daccusa formulate dagli investigatori perugini: «È tutto assolutamente, palesemente, falso. Ma come si fa a dire una cosa del genere: ma quali case! A Roma? In Abruzzo? A Rocca di Cambio non ho niente di niente, ho solo affittato una casetta dieci anni fa. Quanto ai misteriosi affari di Ostia, sì, è vero, conosco Cau da molto tempo, abbiamo preso dei posti barca al porto tanti anni fa, e allora? Non cè niente di misterioso, di illecito. Figurarsi, Cau un prestanome (risata)».
E il magistrato Deodato? «Lho conosciuto tanto tempo a casa di Cau, lavrò visto una-due volte negli ultimi dieci anni. Non ho rapporti con lui. Tutta questa storia è allucinante per come me la state rappresentando perché, ripeto, non esiste alcun patrimonio occulto. Non cè niente di niente. E sfido chiunque a dimostrare il contrario».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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