La ex Stoppani è ancora in piedi per spendere altri 15 milioni

La ex Stoppani è ancora in piedi per spendere altri 15 milioni

Quaranta milioni di euro in tre anni. Per lo Stato italiano a Cogoleto c’è un’emergenza ambientale in corso e la Protezione civile è intervenuta per far fronte alla situazione della ex Stoppani, la fabbrica chimica che trasformava cromo trivalente in cromo esavalente e che ha pesantemente inquinato un’area di quasi 3 chilometri quadrati. E per far fronte all’emergenza è stato nominato un commissario straordinario, un soggetto attuatore. Sono stati chiamati funzionari della pubblica amministrazione ed ex prefetti a gestire l’emergenza. Negli ultimi quattro anni lo Stato ha sborsato appunto circa 40 milioni di euro, ma la situazione è praticamente identica a quella di quattro anni fa. Gli impianti, sempre più vecchi e abbandonati, sono ancora lì. Il cromo continua a minacciare l’ambiente. La bonifica non è stata fatta. Per la verità era stato anche annunciato l’inizio dello smantellamento della ex fabbrica, ma nella realtà sono stati abbattuti solo alcuni capannoni praticamente inutili e certo non inquinanti.
Quaranta milioni di euro sono stati spesi per fare «la guardia» al sito. Sono stati assunti circa 20 operai che ogni giorno mantengono in vita l’impianto di trattamento delle acque, dodici pozzi che impediscono che le acque sotterranee arrivino in mare avendo assorbito tutto il peggio che c’è nel sottosuolo. Poi diversi appalti, come quello per lo smaltimento del solfato giallo: molti soldi sborsati e poi nei magazzini ci sono ancora rimaste tonnellate di materiale perché qualcuno ha sbagliato i conti. Senza contare che dal solfato giallo si ottiene quello bianco, utilizzato per produrre detersivi e qualche società specializzata nel settore avrebbe, se non addirittura pagato qualcosa, certo ritirato gratuitamente il solfato giallo. O altre azioni come la ricostruzione dell’arenile tra Arenzano e Cogoleto, che ha solo suscitato un vespaio di polemiche per il materiale utilizzato.
Piccoli, grandi esempi. Per dire che 40 milioni se ne sono andati mentre già nel 2006 la Urs Italia aveva preparato, su incarico della società «Val Lerone» che gestisce il fallimento Stoppani, un dettagliatissimo documento con lo studio dei costi per la bonifica totale del sito. Con 44 milioni si sarebbe completamente restituito al mondo l’intera area perfettamente pulita. Anzi, forse sarebbe bastato anche qualcosa in meno visto che quattro impianti erano stati nel frattempo già smantellati ad opera della società «Ecoge» che sembrava aver acquistato l’area per un totale di 12 milioni. L’accordo saltò ma la società aveva già iniziato l’opera. Ad oggi invece, dopo 40 milioni spesi, ci sono ancora gli impianti in funzione. E quando piove parecchio - l’ultima volta è successo il 13 maggio scorso - l’acqua «lava» tutto quello che trova nel sito e lo porta fuori, lo porta a inquinare anche al di fuori dell’area ex Stoppani.
Eppure chi gestisce l’emergenza, tutta la struttura del commissariamento, sta chiedendo proprio in questi giorni (trovando sponda anche in qualche istituzione locale come l’assessorato regionale competente) allo Stato altri 15 milioni di euro, sostenendo che altrimenti non si può andare avanti. Non si può cioè continuare a gestire l’emergenza così come fatto finora.
Da questa area, che varrebbe una fortuna, lo Stato potrebbe guadagnarci qualcosa, visto che è creditore per i danni subiti dall’inquinamento. Sicuramente sarà impossibile recuperare tutta la somma richiesta, ma almeno sarebbe opportuno smettere di rimetterci dei soldi. Un accordo con la società liquidatrice potrebbe persino prevedere una spartizione dei 3 chilometri quadrati. La parte a monte, quella meno «pregiata», potrebbe essere messa in sicurezza con poca spesa ed essere utilizzata ad esempio per lo stoccaggio dei container, fruttando così molti soldi. La parte a mare, opportunamente bonificata, sarebbe un gioiello ambitissimo e ci sarebbe la fila per chiedere le concessioni per la gestione.
Non arriviamo a tanto. Nel nostro maialino non pretendiamo di metterci le decine di milioni che potrebbero arrivare da una soluzione finalmente definitiva e logica.

Ma una buona amministrazione vorrebbe che almeno lo Stato non sprecasse in Liguria quei 15 milioni che vengono invocati. Chiudendo la struttura del commissariamento e continuando a pagare lo stipendio agli operai, con poche migliaia di euro, non cambierebbe molto.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica