Elezioni Regionali 2020

L'Emilia Romagna resta rossa, il centrodestra vola in Calabria

Bonaccini batte la Borgonzoni e resta governatore. Il boom della Santelli. Berlusconi e Salvini in pressing sul governo. Tracollo dei Cinque Stelle: male ovunque

L'Emilia Romagna resta rossa, il centrodestra vola in Calabria

L'Emilia Romagna resta rossa, mentre il centrodestra strappa alla sinistra la Calabria. Al termine di una campagna elettorale durissima e senza esclusione di colpi, che dal piano regionale ha sempre sconfinato su quello nazionale, il governatore uscente Stefano Bonaccini inacassa il 51,39% delle preferenze e vince sulla leghista Lucia Borgonzoni (43,68%). In Calabria, invece, la vittoria del centrodestra è una valanga che travolge tutto: Jole Santelli spazza via la sinistra con il 55,82% e confina Pippo Callipo al 30,33%. In questo braccio di ferro, che finisce sostanzialmente in parità, c'è un unico sconfitto: il Movimento 5 Stelle. Tanto che da Silvio Berlusconi e da Matteo Salvini già parte l'assalto al carrozzone del governo Conte.

Si torna al bipolarismo. Il risultato di questa tornata elettorale di inizio anno ci riporta all'eterna sfida tra centrodestra e centrosinistra. Reduce dalle dimissioni di Luigi Di Maio da capo politico, i Cinque Stelle, che agli ultimi appuntamenti non hanno fatto altro che logorare consensi su consensi, perdono ovunque. E lo fanno incassando un botto senza precedenti: in Emilia Romagna Simone Benini incassa appena il 3,6%, mentre in Calabria Francesco Aiello fa un po' meglio ma viene confinato al 6,7% e non entra nemmeno in consiglio regionale. Un vero e proprio tracollo che conferma il trend di un logorio che dalle elezioni politiche del 2018 in poi è diventato una costante e che ha, appunto, riportato al centro del confronto politico il braccio di ferro tra centrodestra e centrosinistra. Con un dato significativo: dopo la straordinaria vittoria dello scorso ottobre in Umbria, Forza Italia, la Lega e Fratelli d'Italia strappano un'altra Regione al mal governo della sinistra, la Calabria, che fino all'anno scorso era governata dal piddì Mario Oliverio finito indagato per abuso di ufficio in un'inchiesta della procura di Catanzaro. "Forza Italia ha una classe dirigente vincente - commenta il vice presidente di Forza Italia, Antonio Tajani - in tutta Italia c'è una classe dirigente in grado di condurre il centrodestra alla vittoria".

"In Emilia Romagna il problema non è vincere, è stravincere", aveva azzardato Matteo Salvini nei giorni scorsi. E, dopo ben 154 tappe elettorali, non indietreggia nemmeno dinnanzi ai primi risultati perché, come lui stesso spiega in una conferenza stampa convocata a spoglio iniziato da appena un'ora, assicura di averci messo "il sangue e l'anima" pur di provare di portare a casa un risultato che sarebbe stato a dir poco storico. "Che dopo settant'anni la partita sia stata aperta fino all'ultimo per me è importante", rimarca il Capitano secondo cui quella per espugnare il feudo rosso "è stata una cavalcata eccezionale, emozionante, commovente e stancante come poche". Di storico resta il fatto che, al netto della sconfitta della Borgonzoni, il Carroccio risulta il secondo partito più votato in Emilia Romagna subito dopo il Partito democratico. La sua soddisfazione, poi, non si ferma a questo dato. Per la prima volta, infatti, la Lega entra nel consiglio regionale calabrese. Ora, però, è già tempo di guardare a Roma. "Il Movimento 5 Stelle è scomparso - conclude - qualcosa domani cambierà".

Che adesso il governo Conte dovrà inevitabilmente fare i conti con questi risultati ne è convinto anche Silvio Berlusconi secondo cui adesso "si apre una fase nuova" che dovrà inevitabilmente portare a nuove elezioni. "Se la parola democrazia ha ancora un senso, si dovrà cambiare governo restituendo la parola agli italiani nei tempi più brevi possibile", spiega il leader di Forza Italia secondo cui gli "impietosi" risultati dei grillini "li condannano all'irrilevanza". Di questa irrilevanza hanno già dato prova nei mesi scorsi stando al governo con il Partito democratico. Tanto che Nicola Zingaretti, rinfrancato dal risultato incassato oggi, già si mette a parlare come l'azionista di maggioranza dell'esecutivo: "Possiamo dire che il 4 marzo 2018, quando tutta l'Italia parlava di un bipolarismo Lega-M5S, è alle nostre spalle...". E già

html" data-ga4-click-event-target="internal">c'è chi parla di un necessario ribaltamento dei rapporti in seno alla maggioranza giallorossa.

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