nostro inviato a Belgrado
Si riparte da capo. E se è il caso si rifà tutta la squadra, dal presidente al cda. Expo ha bisogno più che mai di ripartire, senza perdere ulteriore tempo. A quasi un anno dal'assegnazione della candidatura, forse si è vicini alla quadra del cerchio. Via Paolo Glisenti, si deciderà entro la fine della settimana se il ruolo dell'amministratore delegato potrà essere coperto da Lucio Stanca, convocato ad Arcore dal premier Silvio Berlusconi in questi giorni per trovare un accordo. Non entra in gioco Bruno Ermolli, presidente di Promos, ma toccherà a lui indicare due nomi alternativi a quello dell'ex ministro all'Innovazione Stanca. Spetta invece al duo Letizia Moratti - Roberto Formigoni ridisegnare la squadra, decidere chi resta in panchina e chi entra in campo. Non si esclude che possa perfino saltare Diana Bracco, presidente di Assolombrada, nel ruolo di presidente. Una cosa è certa: Glisenti, l'uomo Expo che conosce per filo e per segno tutto il dossier, non verrà escluso del tutto. «Avrà un ruolo» si dice. Non si sa ancora quale.
«Se all'interno di un motore c'è una candela bruciata o che brilla troppo, va cambiata» sostiene il presidente lombardo Formigoni, in missione a Belgrado per incontrare i ministri serbi e il presidente Boris Tadic. E così è stato. La macchina Expo è ancora in officina, ma si spera che presto potrà non solo partire, ma ingranare velocemente la quarta. La parola d'ordine, sostiene il governatore, è una: «Rapidi, rapidi, rapidi».
Il primo passo, fondamentale, è quello di lunedì quando si riunirà il tavolo Lombardia, responsabile della gestione delle infrastrutture e dei cantieri, allargato a più ministeri. «Serve un dialogo permanente con il governo - sostiene Formigoni - Del resto l'Expo l'abbiamo vinto per l'Italia». Il tavolo stabilirà i tempi dei cantieri e la gestione dei finanziamenti, in una corsa contro il tempo per arrivare pronti per il 2015 con mezza Lombardia rimessa a nuovo. Gli imprenditori lombardi saranno impegnati sia sul fronte delle grandi opere per Expo sia sul fronte serbo, per dare una mano al Paese della ex Jugoslavia a costruire strade e ferrovie, a navigare i fiumi e ad ampliare la rete dei gasdotti e degli oleodotti. Dal canto suo la Serbia, che brama per entrare nell'Unione europea al più presto, guarda con interesse all'esposizione del 2015. Il presidente Formigoni approfitta della sua visita a Belgrado per invitare di persona il presidente Tadic a Expo, tra sei anni. Lui accetta di buon grado e risponde con una battuta: «Allora vedrò di ripresentarmi per un'altra candidatura». La Serbia conta, entro la fine dell'anno, di non aver più bisogno dei visti per entrare in Europa, e da qui al 2015 sarà sempre più europee. Gli imprenditori serbi sembrano attratti dall'evento.
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